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lunedì 29 giugno 2009

La cartina della Luna


月の地図を待とう

Perché aspettare sarà anche da idioti, ma arriveremo prima o poi.

sabato 27 giugno 2009

In morte del Re - We are Rockstars

Esordirò nel modo più urticante e massimalista possibile: della morte di Michael Jackson m'importa più o meno quanto m'importava dell'esame di statistica del primo anno. Che tra l'altro è "statistica medica", come se la materia fosse sottoposta a chissà quali eccezioni per via del suo indirizzo "medico". Insomma non provo alcun tipo di sentimento nei confronti della scomparsa dell'ex nero Michael Jackson; d'altra parte le sue canzoni non mi sono mai piaciute e ho sempre trovato il Moon Walk un'inutile mollezza, come gran parte dei balletti. Però, devo ammettere che era piuttosto bravo, senza dubbio. Quand'ero piccolo lo confondevo spesso con Prince che, ecco, secondo me ha tutt'altro spessore dal punto di vista artistico ed umano - se non altro ha avuto la decenza di rimanere nero e di prendere in mano una cazzo di chitarra e scrivere l'intro di Purple Rain. Che su youtube non si può più ascoltare perché il caricamento di qualsivoglia video, secondo la casa discografica, lede i diritti e bla bla bla. 

Insomma, Jacko è morto perchè sostanzialmente si drogava da 20 anni di Demerol, Vicodin, e tutta questa gente che nella vita si diverte ad assomigliare alla morfina e a scacciare via il dolore. Tra l'altro, vi pare una cosa plausibile chiedere ad un povero Cristo che a 50 anni non si alzava nemmeno più dalla sedia di fare 50 concerti? Cioè, l'idea fa sorridere, chiaramente, ma a quanto pare c'era chi ci stava davvero buttando dei soldi. E lui che era indebitato fino al collo doveva ovviamente fare di tutto per far cassa. Bah, poveraccio. Non ho mai condiviso la sua ossessione per la chirurgia estetica, il fatto che sia diventato bianco da nero che era (ed era anche un bell'uomo, peraltro). Alla fine era raccapricciante, pare che indossasse anche una parrucca. Guardando le foto degli ultimi anni sembra, come dire, finto. Un manichino, un  corpo imbalsamato, sì ecco, uno di quei santi imbalsamati ed esposti nelle teche dei macabri cattolici. Mi faceva abbastanza ribrezzo e tanta tristezza. Mi sono sempre chiesto: ma come cresceranno i suoi bambini? Probabilmente cresceranno nè peggio nè meglio di tanti altri. Resta il fatto che io un padre così non lo vorrei. Oh. Poi il discorso della pedofilia... Chissà, era vero? Credo che non lo sapremo mai. 

Poi c'è quell'altra mummia. Quella italiana. Berlusconi, insomma. Mi rendo conto di essere stato molto stupido e poser ad aver pensato che dietro agli scandali che lo stanno colpendo ci potessero essere i fantomatici "poteri forti", tipo i servizi segreti americani o chissà cos'altro. Stavolta è stato Travaglio a darmi una sonora lezione. Effettivamente questa non è altro che la decadenza di un povero coglione un po' perverso che, perso il senso del limite, si è portato in casa senza la minima precauzione gente che in tutta tranquillità ha fatto foto, registrato video e conversazioni. E dunque si è reso ricattabile. Estremamente debole, inaffidabile. Insomma, dovrebbe davvero dimettersi stavolta. Anche se non vi nascondo che mi sto divertendo molto. Dopo le moldave vestite da babbo natale e le ragazze sulla giostrina, sarei molto curioso di vedere cos'altro faceva Silvio con le sue ospiti.

Sto per dare Anatomia, l'esame finale. Sono preparato, molto. Ma ho paura. Perchè fondamentalmente, alla fine dei giochi, non accetto di essere da meno nei confronti degli altri. Non accetto l'idea che si possa avere sfortuna, che ogni esame faccia storia a sé, che non arrivare al top possa essere normale e non drammatico, che la differenza tra prendere, chessò, 30 o 25 può risiedere solo nel professore che ti interroga e nelle domande che ti fa, a parità di preparazione. E soprattutto non voglio capire che alla fine, non cambia un cazzo. Sono simpatico? Sarò simpatico in ogni caso. Sono una merda? Continuerò ad esserlo. Perdo i capelli? Certo non mi ricresceranno a suon di 30. Semplicemente, non cambia un cazzo. E' un orpello che ritengo di dover esibire per essere all'altezza delle mie stesse aspettative e per avere il controllo su chi mi sta intorno. Ora però mi ribellerò a questo sistema, mi fa stare troppo male e non mi porta da nessuna parte. Si lavora meglio quando si lavora di umiltà e passione. L'umiltà ancora devo impararla, sicuramente, anche se l'aspetto arrogante che ogni tanto assumo è in buona parte una posa parodistica. La passione, invece, per fortuna non mi manca. Anzi, direi che mi sta dando da vivere da un anno a questa parte.

Infine l'aspetto sociale. Che bello. Ultimamente tra dialoghi, scambi di mail, giornate, serate, ho la netta percezione di starmi circondando di gente di valore. Soprattutto perché mi vuole bene e si fa volere bene. E questo invece cambia. Cambia tutto.

Oh, sono poi in attesa di svolte sentimentali. Attualmente l'orizzonte mi sembra quantomai sgombro da qualsivoglia possibilità. Certo, anch'io dovrei decidermi e pervenire ad un accordo provvisorio con la mia sexuality, ma alla fine va sempre a finire che, più che gli intenti e i proponimenti, a fare la differenza sono gli ormoni e il sistema limbico. D'altro canto, però, è altrettanto vero che essere sgombri da aspettative è molto spesso il preludio alla possibilità di dare inizio a qualcosa di nuovo. Chiaramente senza la minima garanzia che funzioni.

venerdì 19 giugno 2009

THX





 E c'è chi si lascia guardare fino in fondo agli occhi, alle volte.

domenica 14 giugno 2009

Diventerei




When I see you I'm afraid

giovedì 11 giugno 2009

Ain't picture perfect but that doesn't mean a thing

Nell'apparente normalità di una condizione acquisita, di una vita che scorre su nuovi binari, rieccola. E' quando tutto si stanca troppo, quando le parole sono state ripetute una volta di troppo, o quando si è semplicemente persa l'occasione per parlare. Quando manca la voglia, in fondo. Quando si vorrebbe solo dormire. E invece, la mattina è sull'8. E i libri, le pagine che non passano mai e l'ansia di non farcela. E poi c'è il senso del termine, della dispersione umana, il prendere coscienza che a far stare insieme la gente è, in fondo, soprattutto la costrizione casuale della routine. Ma questa è la realtà, è l'aspetto quasi lapalissiano delle cose. Il senso della vita è tutto quello che c'è sotto, la risacca inesauribile che fa quel rumore la sera, quando tutti tornano a casa con l'ombrellone in spalle e gli asciugamani umidi, la pelle beffata dal vento che copre i misfatti del sole. Oddio, questo è come un tramonto sul mare, quei rumori, quelle persone, quel colore che hanno i ricordi. Il senso delle cose è un po' come tutto questo, come un tramonto che si ripete ogni istante, imprigionato quasi per sbaglio nell'anima del genere umano. 


Odio la stanchezza e la noia perché mi rubano il senso delle cose. Mi fanno sembrare tutto pesante e inutile, inconcludente, mi fanno desistere dall'approfondimento. E poi c'è la perplessità, la possibilità di provare la peggiore delusione, il non riuscire a capire quello che gli altri ti vogliono comunicare, la nostalgia, la voce in capitolo, i discorsi strani, le facce che non la raccontano giusta, la bussola che perde il nord.

Voglio andare a Kyoto. 

sabato 6 giugno 2009

I (used) to love the mayhem more than the love

Le cose cambiano rapidamente. Evolvono. Crescono. Si sviluppano e acquisiscono via via contorni sempre più nidi, una loro forma, un loro ruolo, una loro funzione. Come cellule staminali che... lasciamo perdere, avete capito. Però, ecco, sono contento. Questo fatemelo dire. Rispetto al post dei titoli di coda in realtà quasi nulla è rimasto quel che era. A questa orgia di rapporti umani, emozioni e sconvolgimenti si sono aggiunti nuovi personaggi dai connotati ambigui, affascinanti, ma soprattutto apportatori di momenti divertenti, simpatici. Di momenti che forse non ricorderò per sempre ma che sicuramente cambiano in meglio le mie giornate. E quelli che già c'erano, vecchi e nuovi, mi danno sempre più soddisfazioni. Quello che nei titoli di coda avevo delineato come incipiente o come da poco iniziato, adesso va consolidandosi. E mi rende felice. Sarà che conosco bene il significato del contrario di tutto ciò. Sarà che ne avevo proprio bisogno. Sarà che cambiare le carte in tavola e sentire di aver fatto la cosa giusta è sempre bello. Sarà che boh... Eppure mi piace. E' bella l'amicizia. E' sicuramente una cosa per la quale vale la pena di continuare a vivere accettando il cambiamento e mettendosi in gioco. PEr stasera basta così.