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mercoledì 31 dicembre 2008

Katie W. e bye bye 2008

Questo finale d'anno mi sta inghiottendo. Se è vero che la vita va complicandosi di anno in anno quando si cresce e si diventa adulti, allora mi sa che qualcosa mi sta andando storto. 


La quantità di informazioni che devo elaborare è da mozzare il fiato. Vorrei seguire Iamarf perchè mi ero ripromesso di dedicare un po' di tempo a contribuire a qualcosa che condivido profondamente. Non che mi senta in colpa per essere impegnato quanto sono, solo che mi rendo conto che certi processi andrebbero seguiti passo dopo passo, come una reazione di chimica organica. Altrimenti si perdono pezzi, il soggetto che ti sta davanti diventa irriconoscibile, perché ti sei perso tutte le sue metamorfosi intermedie. D'altra parte, però, sono anche contento perchè - in fondo - perdersi lentamente dopo aver dato il proprio contributo è un processo che lascia spazio a nuove generazioni di esseri umani che devono poter costruire da zero, magari partendo da quello che hai lasciato tu. E così si migliora e non si mettono radici. Le radici sgretolano anche le costruzioni più solide. Quindi ragazzi, dateci dentro, sarete sicuramente all'altezza, mi sembra che siate venuti su un po' meglio di noi.

La novità forse è la salute. Non si sa bene perchè. In fondo che c'è di strano? Voglio dire, chi mi conosce sa/capisce che mi stresso molto sulle cose. E' perfettamente logico che prima o poi uno come me tenda a somatizzare. Senza entrare nel dettaglio, speriamo che sia il male minore. Quello maggiore non sarebbe necessariamente mortale, ma certo sarebbe un colpetto non da poco alla mia vita. Sociale e non.

Ecco. Vorrei scrivere ma sento l'autocensura che cala implacabile. E lo si capisce confrontando questo post con lo stile di taluni precedenti. Quando non si saprebbe neppure da che parte cominciare ci si deve accontentare di una magra sintesi un po' fredda della situazione. E non stento a credere che a qualcuno potrebbe comunque sembrare interessante, anche se - ovviamente - "interessante" non è una categoria che a questo blog serva. Questo blog ora come ora serve semplicemente a me per fare il punto della situazione quando proprio non ne posso più e mi sembra di scoppiare. 

L'amore... Non voglio niente. Ma sto ricominciando ad ascoltare i Fenix Tx... Chi mi conosce veramente veramente bene sa cosa significano per me le lyrics si una canzone punkrock senza troppo impegno e senza troppe pretese. Incredibilmente quelle canzoni, popolari all'inizio del nuovo secolo e poi decadute inesorabilmente, hanno sempre esercitato su di me un'attrazione difficile da spiegare. Paradossalmente in quelle frasi semplici e quasi grezze trova espressione la parte più complessa di me. Che forse a questo punto è complessa solo perchè io non la so leggere come si deve. Già, forse in realtà sono semplicissimo. E mi sta anche bene, perchè pensandola così forse ho qualche speranza in più di venirne fuori senza far fuori nessuno. Ahah. Ma non si può non volere... Bene o male, ci deve essere the voice inside your head. Altrimenti stai palesemente barando. Ed è tutto fin troppo strano adesso. Sono lo specialista degli inizi folgoranti dal 1988. Se parte di questo talento avessi imparato ad usarlo per quello che viene dopo ogni inizio, sicuramente ora sarei un pochino più felice. Ma desiderare troppo ardentemente non vale lo sforzo, e del resto ormai non mi capita più. Sono entrato nell'ordine di idee che la vita va sempre avanti, e che quando non si può avere una cosa ci si adatti a desiderarne un'altra per non morire di dolore. E io, onestamente, di dolore non son mai morto. E dubito fortemente che questa evenienza possa manifestarsi in futuro. Per inciso, mi sono appena ricordato che un sacco di gente si è lamentata perchè dice che io guardo la gente in modo cattivo. Scusatemi ragazzi, sono miope e ormai devo fare delle espressioni stranissime per riuscire a risolvere le facce della gente a media distanza. Eheh. 
Dicevamo. Beh... Non che ci sia molto altro da dire. Non so se ho trovato qualcosa da amare. E' troppo presto per dirlo e le mie priorità sono appena state modificate da sangue di origine sconosciuta. Sicuramente ho trovato qualcosa (sì, ostiniamoci a usare l'indefinito per gli oggetti anche quando ovviamente di oggetti non si tratta), dicevo, qualcosa da proteggere, difendere, coltivare e boh. E stavolta non è un rootless tree. E' un seme, e al momento per quel che mi riguarda possono essere rose o cavolfiori, non è questo il punto, non è questa la prospettiva da cui lo voglio vedere. Capite? E' qualcosa che va oltre le categorie del sì/no. Nonchè un'occasione per tornare in gioco e fare il culo a chi ha pensato che non avessi più niente da dire o non avessi le capacità e le risorse per emergere nuovamente. E' comunque finita la zona d'ombra, ora si deve combattere, in tutti i sensi e in tutti i campi.
 
E tanto, come direbbero, i Fenix Tx alla loro Katie W, "someday you'll be doing the same". Quando avete ragione ragazzi, alla prima occasione passerò dalle vostre parti e vi stringerò la mano. 

"I'll think of it when I'm high"


...
Va sempre a finire che questo posto vive solo quando vivo io.

martedì 11 novembre 2008

Ricapitolando...

Sì, lo so... Ho cancellato alcuni post. Ho sentito il bisogno di farlo, me ne vergognavo e in un certo senso avevo bisogno di rimuoverli completamente dal quadro attuale. Certo, mi si potrebbe obbiettare che, in fondo, questo significa pur sempre cancellare dei fotogrammi essenziali nell'economia di questo film. Sì, probabilmente è così, eppure non ne potevo fare a meno. 


Ed eccomi qua: ritorno a scrivere dopo aver ampiamente assorbito la crisi estiva e dopo aver ormai appurato che, a conti fatti, la scelta che ho fatto è stata quella azzeccata. Certo, niente mi toglie dalla testa che questo sia solo un processo adattativo: quando non si può volere una cosa, ci si adatta a volerne un'altra. Non migliore, non peggiore, semplicemente diversa. Credo che nella vita ci si debba sempre arrangiare con quello che si ha in mano, in ogni momento si risponde e si reagisce tirando fuori le carte che si hanno sul momento. Non esiste nient'altro, non ci sono alternative. Non esistono "ma" e "se", finali alternativi e ricorsi. Persino il rimorso è completamente insensato. Il presente è la nostra Legge. Tanto meglio abituarcisi subito.

Appurato questo, vi chiederete: cosa sta facendo adesso quel pazzo? Ultimamente ricevo dai miei amici molte lamentele. A quanto pare sto "tirando fuori il peggio di me", e mi sto mostrando distante, nervoso, freddo e sfuggente. Vi dico una cosa: la determinazione rende inevitabilmente soli. E io in questo momento ho bisogno di una quantità disumana di determinazione, perchè l'obiettivo che mi sono posto è uno di quelli per cui bisogna lavorare anni e anni senza cedere, accettando di sacrificare qualcosa. E in questo momento non c'è niente che per me sia più importante. Detto questo, proverò anche a ripensare il modo in cui sto affrontando questo immenso sforzo, perchè certamente se dall'esterno passano certe cose significa che potrei non essere particolarmente lucido. 

domenica 13 luglio 2008

Voglio essere in Giappone

Alice ha risposto alla mia mail... a quanto pare quest'anno riescono a prendere una rete wireless dalla casa di Mari, a Kameari, piccolo sobborgo non troppo lontano dal "centro" di Tokyo. Queste ultimissime settimane sono state tutto un ricordare quello che accadeva poco meno di un anno fa laggiù, nel paese delle meraviglie dove più o meno qualsiasi sogno può essere realtà per almeno un mesetto... Avevo sottovalutato l'impatto del non tornare quest'anno. Adesso vorrei disperatamente essere là, a casa nostra.

E con questo non voglio assolutamente sminuire le cose e le persone che sono qui in Italia... E' solo che io vivo metà qui e metà là...

giovedì 10 luglio 2008

Your Weak Spot

Devo arrendermi a me stesso.
Posso fare molto per me
Alzo il tiro.
Posso puntare dritto al cuore e sprangarlo finchè non smette di gocciolare
o spremerlo con una forchetta come si fa con un limone.
Posso soverchiare.
In definitiva
Posso cancellare tutto.

(la rimozione forzata è ingiusta, appartiene alla sfera del negativo e del dannoso, ma rimane l'unica soluzione per chi deve annullare la lassità che deriva dal dimenticare ciò che si è veramente).


Fine orizzonte

L'orizzonte è finito.
Voglio il male altrui.
Da oggi vado da solo.

mercoledì 9 luglio 2008

La Verità

Verità è ciò che si sceglie di ritenere tale. La verità è prima di tutto una scelta. Scegliamo di ritenere vera una rappresentazione generata dalla nostra mente. Nient'altro esiste. Nient'altro può essere ritenuto vero. "Reale" è il nome che diamo a ciò che passa dalla sfera dell'immaginazione a quella della convinzione.

E' possibile imparare a generare rappresentazioni deviate. Farlo rende folli o invincibili.

E' ora. Comincio a vedere la fine. La coscienza non parla ma respira. Prima o poi finirà l'aria. Il confine è diafano.

Mai più solo morale, mai più solo vincitore morale. Mai più.

martedì 24 giugno 2008

Ah...

Eppure non riesce a passarmi addosso.
Saranno gli occhi.
Nah...

Sarà la voce allora.
Ne ho sentite di più calde.

E allora sarà qualcos'altro.
Idee?
Qualcuna.
Tipo?

Sembra immobile nel tempo, serenità che viaggia nel divenire.
Ahahah...
Non è ch
e sei tu che quando ti parla travasi in un sogno?

domenica 15 giugno 2008

Cur me exanimas ....?

Sarà normale sentirsi profondamente urtati dalla bontà, dalla genuinità delle persone e dal loro essere disinteressate? Io temo di no.

mercoledì 11 giugno 2008

Essere Pronti (o no)

Pare che ogni tanto sia necessario darsi una smossa.

lunedì 9 giugno 2008

Occasioni Perse?

E' profondamente irritante perdere occasioni.
E' una cosa che ha a che fare con la morte, con l'impotenza, con il senso del limite, il senso del finito, del tempo che passa e non torna mai più. Ogni secondo sprecato a decidere è un secondo sottratto alla vita. Eppure non si può non sprecare in questo modo un po' del proprio tempo. E' inevitabile. Non farlo è pura utopia. Eppure vorrei allungare la mano e provare a prendere... La pelle è scivolosa e sfugge di mano, ma potrei comunque provare.

sabato 7 giugno 2008

Il nostro corso di informatica

Mi ero ripromesso di dedicare un po' di tempo alla stesura dei miei pensieri riguardo al corso di informatica, perchè onestamente non mi sembrava possibile circoscrivere e limitare questo momento alla compilazione di un questionario.

Voglio partire dalla conclusione logica di quanto scriverò: questo blog non cesserà di esistere, e a quanto pare è in buona compagnia.

Questo storia ha due lati. Un lato squisitamente ed intimamente personale ed un lato più marcatamente educativo. Tenterò di approfondirli.
Andreas Formiconi è un Maestro - ricordando le parole di De Bernard - non tanto in virtù di chissà quali competenze, quanto per l'aver capito che educare e formare significa mettere in mano alle persone in formazione degli strumenti con le sole istruzioni necessarie ad azionarli. Esatto: libertà di utilizzo degli strumenti col solo vincolo della piattaforma.

Ragazzi, io ho imparato.

Molto interessante e fruttuoso, a mio parere, il modo in cui è stato impostato l'approccio agli strumenti di social networking. L'idea di utilizzare pagine wiki per i contenuti è stata geniale: la piena attuazione di quell'ideale di comunicazione e completamento reciproco che di tanto in tanto deve avvenire tra studenti e insegnante. Non vorrei spendere molto sul lato della didattica, basti sapere che il corso, come accennavo, ha fornito chiavi per aprire e mettere in moto strumenti informatici ( e non) che poi gli studenti hanno guidato laddove hanno ritenuto opportuno guidarli, assecondando le proprie inclinazioni piuttosto che un "programma" ( e qui ci si riallaccia al dualismo di qualità e quantità). Io credo che il successo o meno di uno studente in questa attività sia dipeso essenzialmente da quanto lontano si sia stati disposti a guidare la propria "macchina", a quanta voglia di esplorare si sia avuta. In questo senso mi sembra importante una considerazione: non vi sembra che questo modo di apprendere sia decisamente "attivo" e dunque paradossalmente più impegnativo? In definitiva, l'essere slacciati da qualsiasi tipo di "programma" e il dover garantire "qualità" implica la necessità di sviluppare curiosità e iniziativa. Questo è un processo intellettualmente "attivo", e può risultare difficile quando si è abituati alla passiva assimilazione di nozioni in vista di una verifica.

La parte più smaccatamente personale di questa esperienza richiederebbe giorni di riflessione e di scrittura, me ne rendo conto.
Ho intitolato questo post "il nostro corso di informatica", non a caso. Lo sviluppo di questo corso, la sua piattaforma e i suoi strumenti ( e forse anche i suoi tempi) si sono integrati col processo di sozializzazione in atto tra di noi e lo hanno potenziato. Si potrebbe pensare: "certo, è una cosa positiva, ma del tutto accessoria". Personalmente, nella visione che io mi sono fatto del corso di informatica, questa integrazione era non solo auspicabile, ma persino necessaria.
Dobbiamo dire che l'impostazione del corso è stata fortemente scarna di ideologie, ma incredibilmente ricca di idee. Capite la differenza? Ritengo che l'idea di base sia quella che emerge manifesta nell'essenza stessa del concetto di blog, di pagina wiki e di twitter: comunicazione, scambio, collaborazione, elaborazione. Questi a mio avviso sono i quattro momenti essenziali del social networking e, in generale, di qualsiasi attività che voglia avere successo. Pensateci: quasi tutti i processi fisiologici che avvengono nei tessuti - tanto per restare in tema - comportano la comunicazione tra cellule contigue, lo scambio di metaboliti e di molecole segnale, la collaborazione per l'elaborazione di qualcosa, una risposta biochimica, la sintesi di materiale.
Credo che molte persone abbiano recepito ed apprezzato questo messaggio "sociale", tanto che è stato persino tema di discussioni durante le nostre giornate all'università.

Da un aspetto sociale possiamo pervenire anche all'esperienza individuale. Nella fattispecie, io sono stato felice di poter leggere i blog altrui: è stato un modo per conoscere meglio o scoprire persone delle quali altrimenti non avrei conosciuto neppure il nome. Un bel modo per creare un'atmosfera più familiare all'interno di un gruppo come il nostro.
Sono stato felice di avere una piattaforma sulla quale allenarmi a comunicare e a proporre idee che altrimenti sarebbero rimaste sopite.
Sono stato, infine, felice di poter usare il blog anche come valvola di sfogo.

Studiando tanto come facciamo noi si rischia spesso di essere soli, poco attaccati alla vita, cinici.
In definitiva, questo corso è stato il primo vero tampone a questo processo fisiologico ma sgradevole. Perciò questo blog continuerà ad esistere, e anzi, che ne dite se riuscissimo a "raggruppare" questi blog su una pagina wiki come quella delle iscrizioni al corso? In questo modo, anno dopo anno, potrebbe crearsi un gruppo di studenti che portano avanti questa attività e che interagiscono tra loro, un nucleo solido di cooperazione. La dispersione è il più grande pericolo. Come uomini siamo già abbastanza soli per poterci permettere di diventarlo ancora di più.

venerdì 6 giugno 2008

Archivio Immagini Istologia

Finalmente mantengo la promessa. Come alcuni di voi sanno, ho dedicato alcuni giorni della mia esistenza a scaricare da internet foto di vetrini e a catalogarle e riordinarle in pratiche cartelle. Certo, a questo punto potrei benissimo fare lo stronzo e tenerle per me; invece, dato che mi piace essere apprezzato dalla gente, ve le metto a disposizione! Ahaha, no, molto semplicemente credo nella collaborazione (ormai l'ho detto in tutti i modi possibili: sul blog, ad un microfono, su twitter, nelle canzoni...).

Per questo, beccatevi queste (molte) immagini, tratte dai siti più diversi. Mi ci è voluto diverso tempo per fare questo lavoro, quindi mi auguro che sia fatto bene e che lo facciate girare. Se trovate errori nelle didascalie, non esitate a correggerli e a farmeli sapere. Spero vi possano essere utili (a me lo sono moltissimo).

Buona istologia. Non siatene fagocitati.

eccolo qua: http://tinyload.com/MIAUXl

Dimenticavo: vi sarei grato se lasciaste un commento nel caso scarichiate il file. Non tanto per gratitudine, quanto piuttosto perchè sono curioso di osservare quante e quali persone scaricheranno il file, nonchè le variazioni di numero di DL in relazione al tipo di "pubblicità" che faccio. Una piccola ricerchina insomma.

martedì 3 giugno 2008

Titoli di coda

Eh sì, signori miei! (come direbbe la Farna). Pare proprio che sia finita, ed è finita esaattamente come ogni altra volta: ti aspetti un ultimo giorno intenso, pieno di saluti, ricco di momenti importanti, conclusivo... E puntualmente l'ultimo giorno è incredibilmente normale. Ci sono promesse salde, sguardi di semisconosciuti che si incrociano e si mettono in stand by, ne riparleranno ad anno nuovo. Quando avranno in tasca qualche credito in più.

Quello che voglio fare è piuttosto banale se paragonato a qualsiasi altra riflessione pseudoesistenziale che avrei potuto tessere sulla scia di emozioni potenti e contrastanti - che numerose affollano la mia mente e il mio corpo. Tutto sommato, però, preferisco stilare una lista di persone e personaggi che vorrei ringraziare per quello che mi hanno dato quest'anno. D'altra parte, se un fervente orientalista come me è felice di essere rimasto a Medicina anzichè migrare verso improbabili lingue orientali, dovrà pur essere successo qualcosa di positivo, o no?

- Matteo Vannini, ma qui davvero ho qualche difficoltà. Non so come fare, davvero. Dovrei dedicargli un poema in XII libri e in distici elegiaci. E' impossibile riassumere le lezioni di due semestri, farcite di battute micidiali, di folgoranti commenti, di fagici disegni. Non riesco ad essere serio nel ringraziare lui: anche la serietà sarebbe riduttiva. Sicuramente, se non ci fosse stato lui, tutto questo non sarebbe stato possibile. Per questo dirò solo: Alla Vecchia! (in più sensi, perchè potrebbe anche essere la Faussone, e allora...).
- Irene --> Perchè ho scoperto chi ha quel pezzettino di anima che ho perso alla nascita. L'amica di sempre.
- Pippi --> Si è affacciata timidamente sotto il mio albero senza radici. Sorpresa dell'anno.
-Chiara --> Le incredibili risorse umane che non ti aspetti... Ma prima o poi prenderò più di te ad un esame. Fidati. Fidati =P
- Jenny&consorte --> Sicuramente la coppia dell'anno! Uno dei pilastri della nostra "famiglia". Alla fine è anche venuta al concerto. Ah, a proposito: un grazie enorme a tutti quelli che sono venuti ai miei concerti e ci hanno regalato la vittoria al contest!
- Madda --> Perchè alla fine è l'unica che s'è fatta l'inciucio a dovere! Beata la maddina :D
- Giuseppe --> Perchè è l'uomo partita e uno dei pilastri della fantastica "fila intermedia"!
- Jacopo --> Perchè è l'unico ad aver avuto paura di Puleus (il mio cantante)!
- Livia --> Che tra l'altro mi ha soccorso con Giuseppe quando non camminavo.
- Nicco --> Per i viaggi sull'8 all'insegna dei pettegolezzi e delle battutine a doppio senso più tragiche di sempre =)
- Il Bacca --> Perchè la polemica non deve mai mancare. Dagli ai' Gina!
- Gherardo --> Perchè è un milanista del cazzo che non va in champions, e perchè è semplicemente il Maestro, nonchè indovinatore di vetrini ed inventore della colorazione "tutti grulli".
- Il Cubar --> perchè un'insalatona diversa ogni giorno è roba. E poi perchè ospita i cenacoli del Genuardi. Wow!
- Il Conti --> Per il suo immenso stile nel chiedere panini al tacchino e per la sua parlata in inglese.
- La Voegelin --> Perchè è più che un fisico, è una maestra di vita, una guru spirituale. La doanna che ha inventatoa la termodinamica sociale! Ricordatevi ragazzi: gli uomini sono peggio delle molecole. I cerbiatti la temono.
- G. Guerra --> Perchè occuparsi di adattamento fa tanto figo.
- La Farna --> Perchè grazie a lei sono diventato una persona informata ( e so anche che tipo di università NON voglio).
- Il Giachetti, il Ranaldi, il Gina e il Vanni --> Che dire, 4 persone che se avessero fatto lezione insieme sarebbero venute alle mani. Grazie al Giachetti per avermi fatto capire davvero cosa l'equazione di Michalis e Menten (M&Ms per gli amici). Al Ranaldi, per i suoi nobili insegnamenti tipo "nella vita l'è tutta questione di hulo!". al Gina per averci terrorizzati alla'ADe con le figure da Organic Chemistry, al Vanni, per il suo indimenticabile monologo in cui dall'esterificazione si arrivò a Paolo e Francesca. Corso indimenticabile.
- Al Locchi --> Perchè adesso ho capito che devo scandire le parole.
- Al Raugei --> Perchè è mister mismatch e ci ha insegnato mille avverbi nuovi: inquietantemente, su tutti.
- al Camici --> e ai suoi "pettidi" e "carbidrati".
- Al Liguri per i suoi stilosissimi ingressi in aula con tanto di occhiali da sole.
-Ai tecnici del Cubo --> Perchè non si capisce quanti cazzo siano!
- Al Romagnoli --> Perchè adesso ho qualcuno a cui fare un'imitazione perfetta. Grande macrofago.
- alla Vecchia e a Penna Bianca perchè sono riuscite nell'impossibile: non farci capire un cazzo e non svoltarcela neppure una volta. Birichine.
- A Fago per essersi presentato a noi e per aver colonizzato le nostre vite!
- A tutti quelli che ho visto, conosciuto, a cui ho stretto la mano ecc... Siete tantissimi e giuro che prima o poi mi ricorderò tutti i vostri nomi! Alcuni di voi sono davvero gente interessante e afarò di tutto per includervi nel mio social network.

Boneeeee

mercoledì 28 maggio 2008

Holes

...Fortuna che per 1000 buche che ricevo
ho almeno un amico che mi segue e mi supporta...
Nessun rancore.

sabato 24 maggio 2008

Una delle belle cose della vita....

Nella vita ci sono molte "belle cose". E intendo quel genere di cosa che, con un meccanismo del tutto particolare, ci fa pensare cose come: " Oh, dopotutto la vita è veramente stupenda!".
Sì.
Quale sia questo meccanismo è cosa ardua a spiegarsi, e io forse non sono capace di indagare seriamente un processo così complesso. Quello che so per certo è che queste "cose belle" non comportano necessariamente benessere. Anzi.
Spesso sono foriere di turbamento, una inquietudine profonda e radicale che agisce ad un livello più profondo rispetto alla quotidianità che la genera. I momenti in cui realizziamo il manifestarsi di questi fenomeni sono fuori dalla realtà, nella dimensione atemporale del nostro pensiero e del nostro essere, la stessa nella quale siamo contemporanei di Catullo, Orazio, Mimnermo, Joyce e chi vogliamo noi. Queste "epifanie" sono squarci nella transitorietà della nostra esistenza, ci inchiodano all'inquietudine immutabile dell'anima del genere umano che muta senza cambiare suono.

E' quello che succede quando, per esempio, ti rendi conto di essere indicibilmente attratto da una persona della quale non conosci neppure il nome.

martedì 20 maggio 2008

300 milioni di calci in culo

Perdonate il francesismo, ma è l'espressione più fedele di quanto ho pensato stamattina nell'apprendere che il governo ha deciso di spostare 300 milioni di euro da un fondo destinato alla ricerca ad Alitalia. In effetti, la povera Alitalia non aveva ricevuto ancora abbastanza soldi dallo Stato Italiano: un regalo più che giustificato. Era proprio il momento di portar via 300 milioni di euro ai nostri opulenti ricercatori, quella massa di fannulloni rozzi e incolti che passano tutto il giorno - pensate un po'! - a STUDIARE, attività manifestamente controproduttiva che sarà ben presto bandita. Meglio, quindi, cominciare da subito a darsi una regolata: basta spendere tutti i miliardi che spendiamo ogni anno in ricerche dagli esiti infruttuosi! Basta togliere il pane di bocca ai poveri manager di Alitalia, a quei poveracci dei nostri parlamentari che fanno la fame per colpa dei nostri avidi scienziati!

Lungi da me fare del populismo, ma sono piuttosto convinto che quello della comunità scientifica italiana non sia vittimismo, bensì un'amarezza più che giustificata. Ma vi lascio a qualche link interessante

http://progettogalileo.wordpress.com/2008/04/28/ricerca-scientifica-volante/

http://it.youtube.com/watch?v=VJhKWWwMxCA

domenica 18 maggio 2008

Intelligenza

Torno a scrivere. Sono stato assai impegnato tra concerti, istologia e vita quotidiana. Anzi, ne approfitto per dire a quanti leggessero che il 28 Maggio si terrà al Kellerplatz, a Prato, la finale del RockLiveParty... Io e la mia band siamo arrivati in finale e tenteremo di vincerla =) Se non avete niente da fare e volete passare una bella serata con musica dal vivo, pizza e birra con i vostri amici, non c'è luogo migliore.

Parliamo di intelligenza. Facile a dirsi, ma in pratica? Abbiamo una definizione pronta per questo vocabolo? Oppure dobbiamo pensare che sfugga ad ogni definizione? Ricordo che mi colpì molto, durante una delle prime lezioni di genetica, vedere l'intelligenza inclusa nelle manifestazioni fenotipiche della'assetto genetico di un essere umano: in altre parole, l'intelligenza - o almeno, una buona parte di essa - è geneticamente determinata.

Penso che questo sia vero. E credo si debba smettere di sostenere che siamo tutti ugualmente predisposti a sviluppare lo stesso alto livello di intelligenza. Non credo sia vero. Credo sia piuttosto un'idea un po' sinistroide ( e io sono decisamente di sinistra).

Ma è anche vero che l'intelligenza non si riduce ad un fatto puramente molecolare. Interviene anche la "cultura". Io credo che l'intelligenza sia manifesti anche e soprattutto nella'ambito dei processi di rielaborazione ed interpretazione della propria cultura - intesa come istruzione, esperienza di vita, ambiente, mondo affettivo.
Un genio con QI pari a 160 che non sia capace di relazionarsi o di interpretare il proprio mondo affettivo non può essere, a mio avviso, ritenuto una persona intelligente.

E' come nella musica. Quando si suona uno strumento come la chitarra - che come avete capito mi sta molto a cuore. Si può possedere una tecnica sopraffina, ma senza feeling è la Musica che manca. L'ideale sarebbe trovare un giusto bilanciamento... Già... L'ideale...

(tu per me eri l'ideale)

domenica 11 maggio 2008

Yogorete shimaeba....



Quando vi sporcate siete tutti uguali.

giovedì 8 maggio 2008

Sapere quale sia la cosa giusta da fare non significa essere capaci di farla.
Sapere qual è il modo di pensare più sano non significa riuscire a farlo proprio.
Ma io non sono un filosofo, non posso accontentarmi di indicare una via senza però percorrerla.
E soprattutto, non posso vanificare le mie parole, soprattutto dal momento in cui le uso per marcare differenze.
Vabbè, queste non sono scuse, non ne devo a nessuno (salvo, forse, me stesso). Era solo per dire che sì, lo so: hoa ancora molta strada davanti. Forse molta più di tutti voi.

lunedì 5 maggio 2008

Oracular


" You should know it by now"
"... Are you talking to me, father?"
" I dreamt about you every night for a month"
" Father... I am..."
" Your elementary school was rather bad although your education was excellent"
I stood in silence.
" You should know it by now, boy"
" The reason why you studied my language since you quit middle school... You were young, and a pure child guided you in the process"
I stood.
" You belong to Mappou, and still you are out of it"
"Mappou, father?"
"You are given the chance"
" You are needed"
" He's on your shoulder, take this"
I held it in my hand.
" Father.. Will I.."
"You shall come back in two years... But you could barely wait"
" What should I do, father?"
" Spread... And then we will see"


Nonostante tutto, niente mi distingue da una persona come le altre. Io sono una persona come le altre, e questo è stupendo. Soffro, mi arrabbio, sono immaturo ed infantile, godo nel farmi trascinare dall'astio solo per vedere le conseguenze della mia azione rovinosa.
Eppure qualcosa non torna.
Da allora non c'è pace. O meglio, ce n'è troppa e mi spaventa. E' un prezzo da pagare per questo?
E' tutto cambiato. Pazzia di un vecchio? No. Questo è stato appurato e no, non è così.

Amo i miei e i vostri telefilm trash, ma tutto si frange come un'onda sul mio 7 Agosto e in una schiuma marina il Niente profuma di tutto. Stelle che muoiono. Io sono troppo lontano. Si può amare così la propria esistenza sconvolta?

sabato 3 maggio 2008

Sweeping the dust off the shelves

"You might not know" she said.
And, oh, did I know she was purposedly leading me to the point were I just couldn't say that no, I didn't know a thing.
" You might not want to know"
And yes, she was so damn wrong, for I had forsaken my obnoxious sense of losing long before she gained her passion for sweeping the dust off the shelves.
Besides, I could claim the ownership for that dust anytime.
Anytime.


E' primavera. Vorrei tanto tornare in Giappone quest'estate, ma non potrò. Troppe cose da fare. E poi, e poi... Nuove situazioni a cui dedicare più tempo, più spazio. Cosa offre l'estate? Più tempo, più spazio. A non finire. Sarà l'ultima ventesima estate della mia vita. Come puoi non amare l'ultima ventesima estate della tua vita? Sarebbe ora di scrivere un libro, ma no. No. O vivi o scrivi. Vero Giacomo? Vero Lucia? Lo dicevamo spesso, quell'anno. O scrivi o vivi. Prima scrivevo, l'ho fatto per anni. Quando ci piaceva farci ingannare. Lasciarci credere di essere seri. Lasciarci mettere troppo.
Ora vivo? Dicono di sì. Così pare. Lo dicono tutti, lo dico anche io. Ma sono qui. Ogni tanto torno e ci siete. Ci sono tutti. Come una gigantesca festa. Ecco, sì, una festa.
In una grande villa appena in collina con un bel giardino verde che non si vede tanto è notte ma si indovina che ci devono essere alberi alti frondosi una goduria d'estate composta bellezza signorile nel fiore della primavera con rumore di acqua frasche vento Ma è sera e non si vede niente si indovina e basta Dentro ci siamo tutti siamo entrati quando quasi tutto il sole era tramontato vestiti di tutto punto e ci sono tutti i sogni che sporcavano il mio cuscino da piccolo Nella sala principale parlate sottofondo di jazz e mangiate bevete champagne quello che mi fa impazzire e vi guardate felici con la faccia rilassata ancora sfumata di tramonto siamo stati tutto il giorno su qualche colle verde lontani dalla città a prendere sole suonare canzoni parlare di vita e tanto altro fumare marijuana guardarci negli occhi e pensare che sì abbiamo trovato un futuro sicuro ma un po' profumato di assoluto giusto quel pizzico che trasforma un pozzo in un mare pieno di abisso Siete tutti nella sala vi vedo ma non sono con voi Sono uscito uno di quelli che prende un bicchiere di champagne e si mette alla finestra sul balcone o va a passeggiare in giardino ecco io sono uno di quelli solo che non ho incontrato un/a coprotagonista per me E sto lì esisto Esisto Esisto e come esisto profondamente Mi sento assorto il vento carezza la camicia elegante i capelli lunghi che sonoa ancora biondicci pazzesco sono biondo diventato moro e infine torno ancora biondo ma che stranezza E io esisto lì Fumo prendo l'aria respiro le storie delle stelle i colori del vento notturno libero e un po' assente la festa non era per me ma un po' ne ero il protagonista e adesso nessuno sa che io sono qui Non lo sapete voi non lo sanno loro non lo sa lui non lo sa l'altro l'altro ancora e poi lei anche lei l'altra lei non lo sa mia madre Mamma sei a casa ma io so che alla fine verrai alla festa insieme a papà passerete anche voi lo so fosse solo per un saluto papà convinci la mamma a venire che poi sarà più felice e tanto non ho niente da mostrare se non la mia rete e niente amori senza speranza ma forse quello è anche normale
E so che potrei potrei sono davanti al portone della sala la sala in cui siete tutti riuniti a parlare scherzare dire belle cose di me e non sapete che mi sonao allontanato e sono andato a fumare non ve ne siete accorti ma adesso sto per rientrare spingerò la porta e ci sarete tutti tutti quanti mi vedrete e sorriderete non sarà successo nulla e invece le stelle ci muoiono addosso.

Il ladro del Cubo colpisce ancora...

Ieri è accaduto, di nuovo. E' la terza, forse quarta volta nel giro di pochi giorni. Spesso si "accontenta" di qualche libro, ma mostra sempre più una spiccata preferenza per i portafogli.

Scherzi a parte - posto che è improbabile che sia sempre la stessa persona, purtroppo ieri si è verificato un nuovo furto, stavolta ai danni di un portafoglio contenente denaro, carte, abbonamento ferroviario e quant'altro. La cosa forse più assurda circa l'accaduto, è che tutto si è consumato nel tempo che io e la malcapitata ci siamo recati a fare fotocopie, lasciando per 5 minuti ( se non meno) i nostri zaini su un tavolo del Cubo, quello più vicino alla vetrata -peraltro in presenza di altre tre persone che studiavano nei tavoli circostanti. Trecento secondi sono bastati per far sparire un portafoglio sotto gli occhi di tre persone, per giunta.

Ora, non per fare i soliti discorsi buonisti, ma sappiamo tutti benissimo che studiare costa caro e che il "destino" non è stato ugualmente generoso con tutti dal punto di vista economico, molti di noi lavorano per mantenersi e addirittura per pagarsi le tasse universitarie; questo, però, vale per tutti. I libri, le tasse e tutto il resto sono una spesa notevole per tutti, e per questo nessuno dovrebbe sentirsi autorizzato a rubare, per lo meno non ad un altro studente...! So che è auna storia vecchia come il mondo, ma in questo modo si crea veramente una brutta atmosfera.
E poi, caro ladro, sappi che mi stai profondamente sulle scatole perchè, oltre che derubare, hai provocato angoscia, seccature e perdita di tempo a una mia amica, e le hai rovinato l'umore.

mercoledì 30 aprile 2008

Vincitore Morale ( e un po' oracolo)

... Non è un mistero. Da tempo cercavo una definizione per la mia posizione rispetto a ben determinate cose. L'ho trovata, e credo che sia il mio più riuscito tentativo di dare un nome a ciò che sfugge per natura.

Io sono un Vincitore Morale. Avete presente? Io sono quello che non vince mai, ma che si deve sempre sentir dire cose come "Loro non ti hanno riconosciuto quanto avrebbero dovuto" o " questo mondo non è pronto per uno come te" o la sempre in voga "ha vinto un altro, ma tu sei sicuramente il vincitore morale". Certo, quello che torna a casa senza il premio. Quello che non sale sul podio. Quello che non ha medaglie da appendere alla bacheca. Sono tutti pronti a consolarti affibbiandoti questo titolo, ma la festa la vanno a fare col vincitore vero e proprio.

Certo che applicare i concetti di "vittoria" e "sconfitta" alla vita è una cosa piuttosto infantile, e oltremodo riduttiva: lo ammetto. Non ha neppure molto senso, in ultima analisi, a meno che non si sia un po' ossessionati dall'orgoglio, dalla voglia di stringere in mano un trofeo, dalla voglia di ricevere in continuazione conferme del proprio valore - tutte caratteristiche purtroppo possiedo in una certa misura.

Il punto è che comunque mi riferisco ad un settore specifico della vita, nel quale purtroppo si tende spesso ad ingigantire le proprie insicurezze ed i propri limiti.

E niente.
Già che sono irritato, ne approfitto per lanciare qualche anatema.
Mi sono rotto di essere un vincitore morale. Mi sono rotto della gente che si lamenta in continuazione. Della gente che non apprezza quello che ha. Che sceglie di entrare a Medicina ( passando in circostanze misteriose il test) e poi, non solo non capisce quanto sia fortunata ad essere entrata a discapito di tante persone più motivate, ma ha anche la vaga indecenza di lamentarsi per qualsiasi lezione, qualsiasi cosa. Detesto chi non sa buttarsi a capofitto nelle cose che si è scelto per sé. Nessuno ci obbliga a stare qua. Abbiamo una sola vita per seguire molteplici passioni, abbi almeno il buon gusto di scegliere sulla base della felicità che puoi ricavarne ( e non della convenienza, economica, sociale o di qualunque altro tipo, perchè così stai solo fottendo te stesso, e sei un cretino).
Certo, sono deluso. Lo sono moltissimo. Amo vedere tutto ciò che una persona ha da offrire di positivo, e - quando non ci riesco - preferisco pensare che sia un MIO limite piuttosto che una sua reale pochezza. Stavolta mi assale davvero il sospetto di essere stato tratto in inganno. Sorrido quanto vuoi, mi presto quanto vuoi a qualsiasi tipo di gioco, cerco di essere quanto più accomodante possibile, sono disposto a scherzare coi problemi di coscienza di chiunque, ma c'è un limite a tutto. E questo limite è il fatto che palesemente tu stai morendo. Ogni giorno di più. Nello stereotipo si sguazza allegramente e senza problemi, ma prima o poi si affoga, e tu non hai aria. Sei felice? Vivi con pienezza? Oppure stai affogando in un mare di formaldeide che ti "fisserà" per sempre?

Il tempo è poco. Il mondo è gigantesco, le cose da fare incredibilmente tante. Ma no. No. Sono semplicemente troppe. E' semplicemente troppo, troppo per chiunque. E tu la vedi questa immensità incomprimibile? La senti che minaccia la tua stabilità di essere umano? Senti quanto si allontana ogni forma di comprensione dalla nostra vita? Percepisci che siamo destinati a sparire e che per non pensarci dobbiamo assumere di essere immortali almeno per le prossime 48 ore?

A queste domande non posso rispondere. Te lo potrei chiedere, ma non avrebbe senso. E neppure posso giudicare, perchè in fondo non posso saperlo.
Certo, poi invece potrei fare come faccio sempre, calarmi in una parte un po' oracolare, leggermente profetica e rispondere, sospirando:

" No, e per questo parleremo sempre senza comunicare".

domenica 27 aprile 2008

Rootless Tree


Non lo so come abbiamo fatto, io e te.
Non so neppure cosa abbiamo fatto, in realtà.
Forse..
Abbiamo piantato un albero senza radici
e ci siamo seduti sotto le sue fronde.
Ma quanto può vivere un albero senza radici?
La nostra tristezza l'ha sempre saputo..
Eppure era bello
Fintanto che non moriva.

Lo scheletro è lì, steccuto
Noi ce ne siamo andati
Forse un giorno cadrà
Per ora sta là, si aggrappa al tramonto.
Ogni tanto
(Se hai tempo)
Potremmo andare a fargli compagnia.
In fondo
Non aveva fatto nulla di male.

giovedì 24 aprile 2008

Lezione di Giapponese #1

Ma sì, perchè no? In fondo siamo cresciuti tutti con gli anime - i cartoni animati giapponesi - molti di noi hanno anche letto manga. Tante persone ne sono profondamente affascinate... In più, quando viene fuori che io so discretamente il giapponese tantissima gente tipicamente mi dice: " Nooo! Ma sei un genio! Come hai fatto?? Piacerebbe tantissimo anche a me!". E allora mi son detto: " Ma sì, proviamo a scrivere qualche lezioncina per fare capire a chi è interessato che non serve essere geniali, e che il giapponese è *quasi* una lingua come le altre".

Ma soprattutto, è uno strumento in più per comunicare. Magari non ci servirà mai nella vita professionale, a meno che non siate interessati come il sottoscritto a fare un po' di ricerca in Giappone - prima o poi - ma potrebbe comunque essere un giochetto divertente.

Cliccate qua se ci state: Lezione 1 (sul serio stavolta!)


Update: Sistemato l'errore di formattazione ...

martedì 22 aprile 2008

"I have a dream" - Note più o meno personali


Una bella occasione per confrontarsi con l'esperienza di un uomo che dell'insegnamento ha capito alcune cose, e oltre.
Certi uomini ormai anziani trasudano dignità, calma profonda, appaiono in pace con la propria vita, ma sempre perfettamente capaci di lasciarsi turbare ed affascinare dalla profondità dei pensieri. Nel prof De Bernard ho intuito una personalità di questo tipo, e ne sono rimasto profondamente affascinato.

Il confronto, anche se breve, è stato entusiasmante. Una delle poche volte in vita amia che ho avuto l'impressione di riuscire a portare nella realtà ciò che avevo pensato nella staticità dinamica della "teoria". Il bigliettino che ho scannerizzato e riportato a fianco vuole testimoniare che ho vinto una piccola sfida - quella di tirare fuori le palle e farmi avanti per tradurre in realtà condivisibile le mie idee - e ho ricevuto una paio di premi assai graditi per questa mia piccola rivincita. Ho stretto molte mani, incontrato molti occhi: sarò riuscito a comunicare qualcosa a qualcuno al di là della semplice occasione? Spero di sì.

In ogni caso, osservo come l'essermi occupato con interesse di una questione come quella della didattica, del contesto, dell' "I care" abbia indotto in me una piccola trasformazione: questi temi, questi movimenti di pensiero sono diventati parte integrante della formazione del mio pensiero, e saranno d'ora in poi il metro di giudizio per molte altre cose a venire. Non solo. Questo mi spinge anche a cercare e tirare fuori altre problematiche simili, e a creare un contesto in cui proporle e diventare recettivo per il contributo degli Altri. Insomma, mi piacerebbe che questo divenisse il mio modus operandi. Già Iamarf, solo il "corsettino di informatica". Solo.

lunedì 21 aprile 2008

Compito 8

Ristabilire la centralità della figura del paziente.

Formare medici colti ed educati dal punto di vista scientifico, ma soprattutto educati al riconoscimento e alla valorizzazione dell’Umanità che pervade la professione medica.

Questi i temi che mi sono parsi più significativi e densi di connessioni con il nostro seminario dal titolo “I care”. Cosa dovrebbe riguardarci più di questo?

Ciò che emana è un messaggio che ci invita a renderci conto di essere tutti parte dello stesso gruppo sociale, il consorzio umano.

Mi è piaciuta molto l’immagine del docente che guida lo studente nel suo approccio timoroso con l’oggetto del loro culto comune – il paziente - stabilendo con lui un rapporto di tutela, rispetto e vera e propria voglia di educare. In questo caso, è il docente ad applicare il concetto sotteso ad “I care”: egli è ben cosciente che il rapporto in via di formazione tra studente e paziente sarà fondamentale per assicurare il successo del patto generazionale tara medici di oggi e medici di domani, e profonde forza ed energia affinché lo studente possa sostenere il peso di un futuro professionale ed umano di grande responsabilità.

Nel contempo, lo studente deve farsi depositario a sua volta del messaggio dell’ I care: è suo dovere professionale ed umano rendersi pienamente conto di quanto sia importante essere coinvolti nello sviluppo di questa duplice relazione, per poterne trarre beneficio professionale e crescita in quanto uomo o donna. Lo studente deve scegliere di capire che tutto quel che accade intorno a lui lo riguarda profondamente, e un giorno riguarderà altri studenti.

Allo stesso tempo, ci tengo a sottolinearlo, lo studente dovrebbe avere l’umiltà e la maturità di accettare e , anzi, cercare, il confronto con i propri compagni, la vera fonte di ogni ricchezza.

venerdì 18 aprile 2008

Come ho avuto più volte modo di dichiarare - più o meno programmaticamente - questo blog rappresenta una sorta di (non troppo) piccola sfida: quella di trovare una forma di espressione dei miei pensieri che non sia mirata esclusivamente all'estetismo, ma primariamente alla comunicazione esplicita e alla condivisione diretta e priva di filtri dei medesimi. Salvo rari casi, sento di stare facendo un lavoro più che discreto: sono addirittura riuscito a dare un capo e una cosa alla matassa di alcune riflessioni che non ero mai riuscito a rendere chiare e limpide neppure a me stesso.

Sono stanco. Piuttosto provato dai recenti avvenimenti della mia vita. Ho conosciuto una persona che mi ha fatto intravedere un miracolo, ho affrontato le conseguenze della mia voglia di credere in questo miracolo, ho visto cambiare di punto in bianco questa visione, ho lottato per restare a galla e adagiarmi in una prospettiva di valutazione giorno per giorno di questa situazione, mi sono goduto i successi scaturiti dagli sforzi di entrambi, e adesso mi mantengo in perfetto equilibrio, un qualche equilibrio.
Ho raccolto le forze, le idee: ho studiato molto, ho provato a pensare a tante cose, ho dato una risposta a molti quesiti e ho interpretato con onestà molti segnali ed esigenze che scaturivano dai miei pensieri. La decisione di andarmene di casa è stata forse la questione più cruciale che abbia affrontato, perchè simboleggia la presa di coscienza da parte mia di molte necessità che - volente o nolente - devo soddisfare per diventare una persona ancora più solida e tranquilla.
Ho saggiato, in modo tanto inaspettato quanto "sensato", l'affidabilità del "social network" che sto creando, specialmente nell'ambito dell'università. Una cosa come questa è forse un piccolo unicum nella mia storia. Non solo: mi rendo conto sempre più di quanta tranquillità e fiducia in me stesso mi stia dando tutto ciò. Sapere che provo qualcosa per altre persone, e che sarei disposto a compiere sacrifici per loro è un pensiero incredibilmente confortante, quasi "normalizzante".
Avrei molto altro da dire, ma voglio passare alla parte "problematica".
Il primo problema si ricollega al primo punto... Non posso farci niente... Essere fedele a me stesso, vivere con convinzione e soprattutto genuina giocosità la mia vita sentimentale comporta necessariamente contrasti con una persona. Stavolta, però, non mi farò paralizzare, e andrò avanti sulla mia strada. Mi ha messo al mondo, e facendolo deve aver accettato che io potessi prendere strade di qualunque tipo. Anche questa, che tutto sommato non è neppure così strana.
Il secondo problema è un corollario alla situazione stessa. E' ovvio che gli stimoli si cerchino soprattutto intorno a sé, magari per poterli avere a portata di mano. Basta essere chiari, e non prendersi in giro a vicenda, che tanto ci si perde sempre. Chissà, forse succederà. Forse è solo la primavera che mi ha fatto impazzire, forse sono l'unico a farsene un problema, forse no. Di una cosa sono sicuro: è solo un freddo bagliore senza futuro.

E nonostante le note problematiche, confermo di essere felice. Non si sa mai.

Curiosi esperimenti su Twitter - Osen Komura

Osen Komura Twitter Mystery Solved

I got an email a few minutes ago from twitter telling me that Osen Komura was now following me. Great, so I wanted to see who this Osen was. Turns out, Osen is following 21,735 people.

Curious, I did some research on Osen and found that this person is trying to calculate the rate of following/followee on Twitter. What I mean by that is, if I follow someone, how likely is that person to follow me? Following someone on Twitter is basically like giving that person a direct-line of communication to you (remember, I said basically, not exactly). It turns out, there is around a 10% ->F<- Rate (that’s a craftee little thing I made of up for Following/Followee ration).

Discovering this little ratio is why Osen is following you. I hope this blog post doesn’t ruin the Osen experiment. I myself chose not to follow Osen, but hey, I’m socially anti-social.


Interessante, no?

giovedì 10 aprile 2008

Compito (???) 6

Eccomi qua. E' tempo di riorganizzare le idee, domare i pensieri e farne parole, è tempo di ricordarsi che saper comunicare ciò che si è maturato èa tanto importante quanto essere stati capaci di pensarlo.
Ma come fare a domare un'esperienza del genere? Come riuscirci quando ogni cambiamento del vento è emozionante? Questo post è la mia piccola sfida, vediamo se riesco a vincerla con voi, miei amici e lettori.

Di poche cose sono certo nella vita, pochissime. Quattro, per l'esattezza:
1) Siamo tutti nati
2) Tutti moriremo e doneremo i nostri atomi ad altra vita, altri miracoli.
3) Tutti proviamo dolore.
4) Tutti ci adoperiamo per non provarne.

Vi starete dicendo: " Belle parole, sei un filosofetto in gamba, ma cosa c'entra?".
Vi racconto una storia. L'unica storia possibile. LA Storia.
Matteo ha un Problema. Un Problema che lo fa soffrire limitando la sua libertà di azione nel mondo.
Anche Marco ha un Problema.
Marco e Matteo sentono di non poter convivere col Problema, e decidono di tentare di risolverlo, indipendentemente l'uno dall'altro. Entrambi sono tutti concentrati nella propria tribolazione, camminano a testa bassa, concentrando tutte le loro energie nella risoluzione del Problema, senza mai alzare la testa, pensando ognuno per sé. Prima che se ne possano rendere conto, Marco e Matteo inciampano l'uno sull'altro. Adesso hanno due problemi: il dolore che già provavano, e quello che si sono procurati scontrandosi. I due, però, sono adesso costretti a guardarsi in faccia. accade una cosa inaspettata. Entrambi pensano: "Cosa accadrebbe se io gli proponessi di aiutarmi a risolvere il mio problema, aiutandolo in cambio a risolvere il suo?". In men che non si dica, Marco e Matteo hanno formato un'unione solidale. Le conseguenze? Il dolore provocato dal loro scontro è svanito, e i loro Problemi adesso possono avvalersi dell'aiuto di un'altra persona. Non solo. Qui arriva il bello: Marco e Matteo incontrano Filippo, che ha un Problema. Immediatamente si rendono conto che adesso possono esercitare insieme una forza ancora maggiore per aiutare questa terza persona. Ecco che si aggiunge un terzo individuo all'unione solidale. Adesso queste tre persone possono affrontare un numero di problemi già MOLTO maggiore. Sono in tre: possono già esercitare forze interne molto intense, e cominciare a pensare che - in tre - si possono esercitare verso l'esterno azioni mirate ad aiutare non una sola persona, bensì due.
Insomma, avete già capito come va a finire la storia. Più il gruppo si ingrandisce, più la sua forza diventa travolgente. Ma c'è un aspetto da chiarire.
Detto molto brutalmente: quando ci troviamo nella merda e riusciamo ad uscirne, abbiamo tre opzioni:
1) Non rivelare a nessuno come abbiamo fatto ---> solipsismo. Morte della società.
2) Rivelare a pochi eletti la soluzione ----> élite. Massoneria, classismo, società immobile ma viva.
3) Rendere "opensource" la nostra soluzione ----> Società Solidale. Proliferazione. Miracolo. Amore, convivenza. Il genere umano che si alza, guarda il sole dritto negli occhi e sceglie di essere più felice, di marciare unito verso un obbiettivo: non certo quello di vincere il dolore, i problemi, la conflittualità, ma almeno quello di immaginare e vivere un mondo in cui ognuno di noi possa beneficiare della "saggezza" e del senso pratico di tutti gli altri, vivere sorretto da una rete di rapporti solidali, e provare sommo piacere nel contribuire a questa rete.

Che il vostro modo di amare la vostra umanità sia condividere materiale su MedWiki, regalare una risata a chi soffre in corsia, dare la vita, offrire un caffè al vostro migliore amico, mettervi a nudo come fa questa bellissima anima , offrire ai propri amici sicurezza, una buona dose di stronzate giornaliere, lealtà come fa questo pazzo , vincere ogni malumore con la propria genuinità, come fanno questa tizia, quest'altra e quest'altra ancora, dimostrare tenacia, intelligenza e sensibilità come lei - in ogni caso c'è bisogno di voi. Io ho bisogno di voi, tutti ne abbiamo, tutti ne possiamo avere.
I Clown mi hanno colpito, e mi hanno fatto capire proprio questo. Io parto da qui: questa sarà la maglia incrollabile del mio Social Network, lo scheletro solido della mia fragilità di essere umano. Voi cosa ne dite? Vi unite a noi? Al Cubo siamo 200... Se Marco, Matteo e Filippo potevano già essere una squadra indistruttibile, imamagainate cosa potremmo essere noi, per i nostri amici, per i nostri figli (un giorno), e soprattutto, per i nostri futuri pazienti, che ci meritano al meglio delle nostre potenzialità di esseri umani.

Qui secondo me si gioca il futuro di questo meraviglioso genere umano.

Caro Prof, io ho capito questo.

martedì 1 aprile 2008

Sul Valore del Contesto

Chiamiamolo pure "compito 5", ma - ironicamente - per il suo svolgimento richiede di svincolarsi completamente da questo concetto scolastico per sposare un modus operandi estremamente più serio e umano: la discussione.

Una delle frasi che più mi ha colpito quest'anno è stata pronunciata dalla prof.ssa Voegelin durante un'ora di fisica. Col suo fare tutto particolare se ne venne fuori tuonando: " Vi mettono in testa le risposte senza aspettare che voi facciate le domande!". E' incredibile come questa frase riassuma un po' l'intera questione dell'educazione e dell'apprendimento. Il contesto deve essere il presupposto per poter risalire alla nozione. E' sbagliato immaginare la conoscenza come un'insieme di idee platoniche cristallizzate nella loro forma perfetta in un plurimillenario iperuranio. In altre parole, la conoscenza non va accettata.

La conoscenza è in sè un fenomeno prorompente, la forma di trasgressione più elevata e folle che esista. Conoscere è divorare, sognare di strizzare il mondo tra le proprie mani e berne il succo avidamente, per tentare di dissetare uno spasmodico bisogno che non ha nè tempo nè ragione apparente. Conoscere è partecipare alla bellezza delle cose immortali e mortali, e trasalire di fronte al pensiero che nel nostro cervello - carne mortale, caduca - possa enatrare la consapevolezza di misteri così grandi da essere abissali e spaventosi - l'infinità dell'universo, la certezza della morte, l'assurdità della vita, l'indifferenza della natura.

Com'è possibile ridurre questa bomba nucleare cosmica ad una serie di nozioni da accettare come dogmi di una qualche religione laica? Non c'è molta differenza tra la passiva accettazione di un dogma come la resurrezione e la memorizzazione pedissequa di una formula matematica.

Capire - questa è la chiave, l'incentivazione della comprensione, dell'appropriamento delle cose del mondo. Attualmente è il risultato a farla da padrone: prendere bei voti, tenere una buona media, recuperare un debito formativo, essere pronti per le interrogazioni.
Questo ha una sua utilità, ma è tremendamente insufficiente, e basta guardare ovunque per rendersene conto. A cominciare dal fatto che i criteri di votazione sono spesso arbitrari e non efficaci. La tendenza è quella di confrontare ciò che lo studente è capace di ripetere con un paradigma cristallizzato da qualche parte - ma per fortuna non è sempre così, e ci sono insegnanti che comprendono estremamente bene il senso ultimo del proprio compito.

E se provassimo a lasciar succedere le cose? Se evitassimo di ricrearle tutte in una dimensione artificiale e macchinosa? Se facessimo leggere meno manuali e più romanzi, meno teoria e più pratica di laboratori, aria aperta, natura, vita, cuore.
Insomma, io voglio credere che siamo ancora capaci di essere un'umanità, e non una sorta di surrogato in polvere, in attesa di qualche dio che ci sciolga in acqua.

Compito 3 - Giocando con Pubmed

Per prima cosa ho scelto di provare ad orientarmi inserendo una keyword di mio grande interesse: Virology Questo mi ha permesso di valutare il tipo di risultato che posso aspettarmi inserendo un criterio così generale, e di apprezzare la vastità delle pubblicazioni.
Immediatamente ho valutato anche la porzione di reviews presenti per lo stesso argomento.
In secondo luogo ho voluto effettuare una ricerca più specifica nello stesso settore: Sendai Virus - constatando una presenza più che esaustiva di informazioni al riguardo.
Ho poi esplorato le sezioni specifiche con i loro interessanti tools: in particolare ho trovato estremamente interessante il "motore di ricerca" per i singoli geni e per i genomi decifrati: sono informazioni chiaramente assai specialistiche, che pure simboleggiano una forma di condivisione della conoscenza impensabile fino a poco tempo fa. La vita resa pubblica.
Infine, una nota di particolare rilievo deve essere dedicata alla funzione di salvataggio ricerche. Infatti, non solo consente di avere sempre a portata di mano i risultati delle ricerche precedentemente effettuate, ma fornisce anche la possibilità di essere avvertiti tramite mail qualora comparissero nuovi risultati. Funzione utilissima specialmente per argomenti ancora poco trattati/coperti da letteratura medica.

giovedì 27 marzo 2008

Da un cuore un po' così.

Una penna e un quaderno. Questi sono i due oggetti che devo tassativamente comprare prima di ogni viaggio, per breve che sia.

La prima pagina, però, la voglio scrivere qua. Il motivo è semplice: è dedicata a voi.
Oggi, quando sono entrato in biomedica e vi ho visti tutti quanti insieme seduti a quel tavolo, che mi guardavate con quell'aria un po' stanca e un po' sorridente, ho capito che qualsiasi dubbio sul mio posto nel mondo se la fa sotto al pensiero che nella mia vita siano entrate persone come voi.

E' come un nuovo sole che sorge da est e tramonta ad ovest, lasciando una scia luminosa anche nell'oscurità di un cuore un po' così, come il mio.
Mi avete visto titubante, frustrato, a caccia di virus T4, esaltato per cose assurde o di nessuna importanza. Se adesso davanti ai vostri occhi posso stare a testa alta, guardarvi con una luce fresca e pervadente, sentirmi al mio posto tra i vostri discorsi, sentirmi parte di ciò che stiamo tutti quanti facendo, è soprattutto grazie a tutti voi. Per questo vi voglio dedicare un applauso. Qualcosa che era fermo da anni si è mosso. Adesso posso pensare, posso sognare un futuro in cui potrò usare meno gli occhiali da sole.

Il mio è un cuore un po' così, e forse rimarrà tale per sempre. Ma voi siete già medici. Il vostro primo paziente sono stato io, e la prognosi è di pura felicità.


Volevo scrivere di più, ma ho la febbre e domani parto. Saluti da Fago.

lunedì 24 marzo 2008

Non solo Metal.

"Failure's not flattering "
-New Found Glory-


What's your problem?

Can't you see it?
And you go and blow it
Like everyone knows you will

Don't leave this rock unturned
'Cause you could like what you find
A sure shot hit
With your name attached to it
Will you keep me in mind?
I won't cast the first stone
Or leave the first mark
But I will leave a lasting impression
You believe what you want
And you said what's been said
And I do hope you learn a lesson
Ohh, do hope you learn a lesson

What's your problem?
Can't you see it?
And you go and blow it
Like everyone knows you will

Don't look too hard for what you want
'Cause it could be on the tip of your tounge
You're holding back
Like there's nothing left to it
Could this be a false alarm?
I won't cast the first stone
Or leave the first mark
But I will leave a lasting impression
You believe what you want
And you said what's been said
And I do hope you learn a lesson
Ohh, do hope you learn a lesson

What's your problem?
Can't you see it?
And you go and blow it
Like everyone knows you will

Why don't you get it together now
Failure's not flattering
When will you show yourself?
When will you show yourself?
Ohh, do hope you learn a lesson
Ohhhh, you'll never learn your lesson

What's your problem?
Can't you see it?
And you go and blow it
Like everyone knows you will

What's your problem?
Can't you see it?
And you go and blow it
Like everyone knows you will



Eat my pure pownage, baby.

domenica 23 marzo 2008

Pillole #1


" Arcano è tutto
Fuor che il nostro dolor "


il primo che indovina la citazione non vince niente XD

sabato 22 marzo 2008

Dettagli

Ebbene... Dopo una serie di interventi dal contenuto quantomeno enigmatico, credo sia ora di tornare ad una loquela leggermente più esplicita. E' abbastanza tipico della mia personalità ricercare forme di espressione sempre più criptiche, per trasformare i miei interlocutori in viandanti spauriti di fronte ad una complessità che avrebbe solo tanto bisogno di essere salvata ed inclusa in quella nicchia dell'inferno dei vivi che ognuno di essi sceglierà di portarsi dietro.

Questo però non sempre funziona. Anzi, quasi mai. Può fruttare un paio di amori crepuscolari e scalpitanti, ma niente di più.
Per questo, col tempo, ho scelto in modo abbastanza consapevole di essere minimo nell'espressione. Minimo, ma non freddo. Vorrei includere tutto il mondo in un abbraccio, e un abbraccio quante parole può valere?

Mi rendo conto che la mattina, a lezione, possiate esservi fatti un'idea di me un po' deviante. E' vero, io rido molto. Amo ridere e adoro far ridere. Credo siano due tra le cose che più possono incidere sulla qualità della tua giornata. Mi ritengo anche una persona abbastanza leggera e al momento piuttosto serena. Questo significa che tutto si esaurisce in così poco? Niente affatto. Ma il tipo di condivisione che cerco è doloroso e faticoso. Non mi riconosco nella freddezza della scienza, ma neppure nei vertici dell'astrazione letteraria. Credo che la mia natura più autentica emerga nei momenti in cui sono impegnato in un atto creativo, di costruzione, di amore.

Al mondo ho una sola paura in questi primi anni della mia giovinezza. Ho paura di smettere il vizio della nostalgia.

Propositi

傷付くこともなく、恐くはないぞ。
やって来るチャンスで、あんたの心を手にしようぜ。

venerdì 21 marzo 2008

Η φιλη μου που ειναι εολικη

τίς σ', ὦ
Ψάπφ', ἀδικήει;

καὶ γὰρ αἰ φεύγει, ταχέως διώξει,
αἰ δὲ δῶρα μὴ δέκετ', ἀλλὰ δώσει.
αἰ δὲ μὴ φίλει, ταχέως φιλήσει
κωὔ κε θέλοισα.


Ti ho mai detto quanto siamo d'accordo, amica mia?
Salutami Attys.

La più bella canzone d'amore di sempre (in italiano).

sabato 15 marzo 2008

Curae

Curare, lenire, percuotere il panno polveroso del morbo con il nostro battipanni, respirare la nube miasmatica e intravedere l’estetica del nostro torpore.

Perché vogliamo curare? Qual è la ragione della nostra scelta? A chi appartengono le sofferenze che vogliamo dissipare? Per chi vogliamo veramente apparire solidi, sereni, imperturbabili nel nostro impeccabile controllo della situazione? A chi vogliamo parlare di bioetica, di consenso informato, di aspettative di vita?

Quanti di voi ci hanno pensato?

Attiviamo il nostro sofisticato meccanismo di feedback di conferma, e risponderemo “Agli altri, per gli altri”.

Io non ci sto. Accetto di sembrarvi egoista, un po’ sensazionalista, e rispondo: “ Per me: voglio lenire la mia sofferenza”. Ma quale sofferenza? Sono un ragazzo che non ha mai avuto troppi motivi per soffrire, fatta eccezione per un’infanzia di immensa delicatezza e una prima adolescenza troppo poco spensierata. Quanti di voi sono stati meglio di me? Molti si potranno riconoscere a grandi linee in questa bozza…

La sofferenza è liquida e morbida. È il mare in cui nuotiamo ogni mattina in autobus, quando ci piove addosso la consapevolezza che una nuova primavera sta scalciando anche a Careggi – spring kicks in once again.

Scalcia tra i rami degli alberi, sui volti dei malati, sulla tua faccia un po’ meno stanca, sul respiro affannoso alla quarta ora chiusi nella stanza del Cubo.

La sofferenza ci culla sugli scogli in un tramonto di fine maggio. Sei tornato al mare eh? Che ci sei andato a fare? Tanto lo sapevi che l’acqua era ancora troppo fredda, eppure nona hai sentito ragioni. Volevate andare al mare. “Per staccare”, dici. Il mare è una lastra fredda, e il sole ci spreme dentro il suo sangue.

Io soffro ogni volta che mi coglie un vago riflesso amaranto e mi dice all’orecchio che questa bellezza del mondo mi sfugge e non torna mai più.

Bomba epistemologica [ Compito # 1]

Una bomba epistemologica. Sogno ed incubo di ogni teoria della conoscenza. Non ci è dato di sapere se le navette dell’aeroporto di Honolulu – le WikiWiki Bus – siano consapevoli di aver dato nome ad una rivoluzione sconvolgente nel mondo della fruizione dell’informazione ma tant’è.

Dalle navette aeroportuali alla rete c’è una distanza notevole: a colmarla fu Ward Cunningham, ideatore, sciamano e padre spirituale del primo wiki. Se inizialmente – metà anni ’90 - il termine era stato partorito per definire un innovativo software che consentisse di scrivere, discutere e dunque sviluppare cooperativamente particolari linguaggi di programmazione, il termine è passato, nel tempo, ad indicare una pagina web il cui contenuto è pubblicamente accessibile e modificabile da un qualsiasi utente – salvo poi passare al setaccio di una revisione di qualità.

Perchè parlavo in apertura di “teoria della conoscenza”?

“Libero contributo” e “libera fruizione” sono elementi spesso efficaci nel contrastare la componente ideologica insita nell’informazione pubblica. Non solo. Un “monumento informatico” come wikipedia costringe a rivedere radicalmente l’idea che abbiamo del complesso della conoscenza umana in senso globale e cooperativo: è possibile, in altre parole, andare verso un primo grande bilancio di ciò che è stato fatto, per capire cosa vogliamo fare?

Bibliografia
Wiki by Wikipedia
Portland Pattern Repository
Ward Cunningham

lunedì 10 marzo 2008

Adoro suonare.

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domenica 9 marzo 2008

Competizione, Realizzazione, Collaborazione

Uno degli aspetti più esaltanti e ricchi della rete è la possibilità di esporre nel modo che più ci aggrada un pensiero, un'idea - una riflessione - e renderlo oggetto di una discussione aperta ad un pubblico potenzialmente illimitato. Questa è la grande potenza dei blog, questa è la raison d'etre dei forum. Perchè questo preambolo? E' vero che nell'ambiente universitario si venga inevitabilmente a perdere la struttura organizzatiava del gruppo classe. Questo accade per due ragioni principali: anzitutto, la ragione tecnica del numero. Il gruppo classe si basa sulla possibilità di avere una conoscenza, fosse anche sommaria, di tutti i membri della comunità - tanto da poterne ricordare nomi e cognomi. Nel contesto di Medicina questo è reso impossibile dalla grande dispersione legata al numero degli iscritti. In secondo luogo, l'ambiente universitario non è strutturato in vista di una condivisione; è piuttosto organizzato in un modo tale che il singolo studente si trovi a compiere un percorso di sostanziale solitudine dal punto di vista didattico, con effetti indubbi anche sul lato sociale.
Sin da quando ho messo piede per la prima volta nell'aula grande del Cubo, qualcosa ha profondamente colpito la mia attenzione e la mia sensibilità di essere umano. Ne ho parlato più volte con i miei amici e con le persone che ogni giorno mi circondano; dentro di me, però, ho sempre nutrito la convinzione che questo mio - e non solo mio - pensiero potesse avere un valore non da poco. Il passo successivo, dunque, sarebbe naturalmente stato la ricerca di un sistema per comunicarlo ad un numero di persone quanto più grande.
L'aspetto potentissimo e meraviglioso dei blog e dei forum è che rendono possibile esattamente questa condivisione: essi esistono nella realtà, ma allo stesso tempo sono in grado di individuare una dimensione "altra" rispetto alla realtà, dove c'è tempo per organizzare ogni giorno lunghe discussioni di gruppo e "conferenze". Da questo punto di vista non deve sfuggire a nessuno l'utilità di uno strumento del genere a complemento della realtà quotidiana.

Arrivo al sodo. Quando ci guardiamo intorno - a lezione - scorgiamo diverse realtà. C'è chi ha superato il test d'ingresso con uno studio "matto e disperatissimo" lungo un'intera estate. C'è chi ha studiato per un anno intero. C'è chi ha studiato il minimo indispensabile. C'è chi è passato per puro caso. C'è chi è passato in circostanze, per così dire, "sospette". A me non compete un giudizio di merito - e neppure a voi: quello che voglio fare è limitarmi ad una descrizione fattuale. Il "fatto" non ha segno. Non è - in sé - nè negativo nè positivo. E' un dato di cui prendiamo atto e che soggettivamente giudichiamo.

Ognuno di noi è stato guidato nella scelta da motivazioni differenti.
C'è chi ha sempre sognato di fare il medico, sin da molto piccolo, e non ha mai sentito il bisogno di ritrattare su questa aspirazione. C'è chi ha sempre amato l'idea di essere un medico, senza mai capire veramente il perchè di questa fascinosa attrazione. C'è chi non ha una motivazione forte e maturata negli anni. C'è chi ha provato ed è riuscito. Qualcuno era incerto e si sta piano piano rendendo conto di aver fatto la scelta giusta. C'è chi lo fa per seguire le orme di un genitore. C'è chi lo fa per soldi. Tutti, però, stiamo iniziando un duro confronto con la realtà, e le nostre motivazioni iniziali saranno - probabilmente - destinate a modificarsi profondamente, correggersi, rivedersi. L'aspetto effettivo delle cose modifica il nostro modo di percepire in un modo sufficientemente casuale da definirsi "stocastico". Non siamo in grado di prevedere come e quando la realtà delle cose modificherà il nostro approccio alla vita. Io, personalmente, trovo salutare che questa accada, significa essere recettivi nei confronti degli stimoli - in ultima analisi, vivere immersi nella realtà (una valore per me essenziale).
Motivazione o non motivazione, io credo che esistano diversi modi possibili per giungere alla stessa conclusione. E quando la conclusione è la realizzazione personale di un essere umano - intesa nel senso nobile del termine - sono profondamente convinto che si debbano rispettare tutti quei diversi sentieri, infiniti, che ci consentono di essere felici senza intralciare la strada altrui.
E non solo: mai giudicare un viaggio dal suo inizio. Un disastro iniziale può essere la premessa per il raggiungimento di una grande consapevolezza che avvicina enormemente alla conoscenza di sé. Parte essenziale della felicità.

La mia domanda è: Sono l'unico che vede intorno a sé troppa competitività e voglia di prevaricare?

No, so per certo di non essere l'unico.
Ma cosa c'entra questo con il discorso di prima?
Ci siamo scelti un lavoro molto particolare. Un lavoro finalizzato interamente alla cura di un essere uamano, a fare ciò che è bene per lui. Saremo chiamati a fare scelte coraggiose.
Provengo da una famiglia di medici, e se c'è una cosa che ho capito, è che il miglior medico non è quello che manteneva la media del 30 ai tempi dell'università, bensì quello che riesce a costruirsi la vita più soddisfacente possibile.
Spesso si commette - a mio avviso - un errore. Si identifica la preparazione con l'erudizione, il voto con il proprio modo di essere. Capite il grande pericolo di una cosa simile? Si finisce inevitabilmente per identificare la realizzazione personale con quella professionale. Io la trovo una cosa pericolosa e assai riduttiva. E' importante realizzarsi dal punto di vista professionale, ma la vera realizzazione di sé in quanto essere umano è una cosa che va ben al di là di questo. La realizzazione professionale è una piccola parte della propria realizzazione personale. Il resto è relazioni, passioni, sentimenti: coltivare la propria umanità.

La medicina è una scienza, non c'è dubbio; essa è però una scienza umana, e neppure su questo si deve dubitare. Mi viene in mente un famoso verso di Terenzio:
"homo sum humani nihil a me alienum puto"

Sono un uomo e niente di umano mi è estraneo.
A maggior ragione se vuoi essere un medico, dico io.
E' importante essere preparati dal punto di vista scientifico - su questo non credo ci siano dubbi. Ma pensare che finisca tutto qui è incredibilmente antiscientifico. La realtà è molto più complessa.
Per questo credo anche che dovremmo tutti quanti - come futuri medici ed esseri umani - assumere come valore fondamentale uno degli aspetti più unici del genere umano: la possibilità di collaborare. La competizione
smodata impone alle persone di chiudersi nel proprio guscio di superbia, negandosi così la possibilità di imparare dai propri compagni. Come possiamo essere tanto pazzi da non capire che a maggior ragione in medicina questo è fondamentale? E' una questione di crescita e di responsabilità: collaborare significa unire le nostre forze per essere capaci di uno sforzo maggiore per chi ha bisogno di noi. Significa mettere continuamente in dubbio ciò che sappiamo, le nostre convinzioni. Significa avere l'umiltà di riconoscere che gli altri, spesso, ne sanno più di noi e possono insegnarci qualcosa. Una persona che vive quotidianamente credendo in questo valore è ogni giorno più vicina alla sua realizzazione di essere umano, una bestia caapace di sterminare popoli e di decifrare il codice genetico. Fate voi.

mercoledì 5 marzo 2008

Fago!


Oggi voglio presentarvi qualcuno di veramente importante. Talmente importante da essere già un mito, a soli pochi mesi dalla sua nascita.
E' piccolo. Immensamente piccolo. Non è formato che da una manciata di "stupide" proteine... Ma nel suo CORE batte un acido nucleico. Si chiama Fago, ed è il nostro amico batteriofago T4.

Alcuni di voi già lo conoscono. L'avranno visto disegnato sui banchi del Cubo, oppure l'avranno conosciuto mediante tramite me, che sono il suo primo grande amico, nonchè suo consulente, manager e tuttofare. Tra l'altro, gli hanno appena proposto una parte da protagonista in un esalatante film: "Per un pugno di capsomeri", uno cito-western ( così chiamato perchè ambientato in sede citoplasmatica, e ripreso ovviamente con microscopio elettronico a scansione).

Fago si è mostrato a me e ai miei amici durante una lezione della Farnararo, la quale aveva appena tuonato qualcosa di molto offensivo verso il solito sfigatissimo E. coli. Ma fago non ci sta. Fago ama E. Coli, e voleva testimoniarlo. Così ci ho parlato.
" Ciao, tu chi sei?" gli chiesi.
" Ciao! Sonoa fago!" rispose lui.
" Cazzo, figo. Che ci fai qui?" continuai.
" Ciao! Sono fago!" Rispose lui sorridendo.
" Porca. Ma cosa mi vuoi chiedere?" incalzai.
" Ciao! Sono fago!" rispose lui. Solito sorriso.

Da allora mi fu chiaro. Fago conosce solo una frase. E la ripete in continuazione. Ma non pensiate che sia una persona noiosa! Fago è dolce. Fago è affettuoso. Fago è un amico. Fago ti aiuata a preparare biologia, microbiologia e tutto quello che vuoi. Fago non ti abbandonerà mai. Partecipate anche voia alla diffusione del suo culto. Ai primi 10 aderenti imperdibili gadget:

- Replica originale del fiocchetto del Vanni
- Maglietta del "Fago T4 Fanclub"
- Evidence Based Cooking, il manuale di cucina biomedica
- "Stupide Proteine", una pratica guida per diventare "Persone informate" ( questo ve lo consiglio!)
- Pass speciale per accedere al backstage dell'aula grande del Cubo e fare tutte le domande che volete al prof di turno senza i soliti scocciatori.

martedì 4 marzo 2008

RSS Feed

Salve!

Probabilmente molti di voi, come me, non avevano ancora ben messo a fuoco questa espression e così diffusa nel mondo dei blog e del social networking: RSS Feed.
Avevo capito che si tarattasse di un formato utilizzato per diffondere varii tipi di informazione, ma onestamente non avevo mai pensato di approfondire il discorso; così, bazzicando per la rete, ho trovato un video molto chiaro, semplice e - udite udite - in italiano. Dategli un'occhiata, è simpatico.

http://www.ictv.it/file/vedi/9/rss-really-simple-syndication/


Bye

"Every New Beginning...

... comes from some other beginnin's end..." diceva una vecchia - ma non troppo - canzone.


E così suppongo che sia veramente un nuovo inizio, nato regolarmente dalla fine di un altro inizio... L'inizio "finito" in questione risale allo scorso settembre quando - appena tornato dal Giappone - pensai che il modo migliore per comunicare ad un generico "mondo" l'entusiasmo e le sensazioni scaturiti dal mio mese tra Tokyo e Kyoto fosse proprio quello di craeare un blog. Non che fosse stato il primo, eh. Creare blog ed abbandonarli dopo pochi post è sempre stata una mia passione passeggera, come l'inflazione, la primavera e la vita.
La scusa stavolta è il corso di informatica... Però, dai, diciamocelo. Tutto sommato spero proprio di riuscire a prendere un vizio sano una volta tanto. E poi una pausa dal myspace della mia band non potrà che farmi bene.

Dopo questo pirmo, breve ma doveroso saluto, vi rimando al prossimo post... Spero di trovare il tempo per mostrarvi qualcosa di interessante.