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mercoledì 29 aprile 2009

Ridicolo

Per quanto si possa essere innamorati dei propri pensieri e del proprio modo di sentire la vita, prima o poi a chiunque capita di sentirsi ridicolo. Io in questo momento mi sento un po' ridicolo. I motivi sono molti, e questo blog è una delle voci indicizzate. 

E' vero che un blog per molti è lo strumento terapeutico di un'autoanalisi assolutamente non oggettiva e un po' compiacente, autoreferenziale. Uno strumento non di rado elegante e raffinato per mettere in parole i propri pensieri in modo da farseli piacere più per la forma che per il contenuto. Il blog è anche uno strumento per comunicare, lanciare messaggi, per costruirsi personaggi, per far sapere cose senza parlare. In definitiva, direi che un blog aggiornato molto spesso è un oggetto molto complesso. 
A fasi estremamente comunicative seguono spesso fasi in cui uno, tutto d'un tratto, realizza di aver scritto veramente tanto, e di aver comunicato forse qualcosa di troppo. Non tanto nei contenuti, quanto piuttosto nella quantità e nella "veemenza" della scrittura. E così ci si sente ridicoli, specialmente nei confronti dei propri lettori, noti e ignoti. Ecco, io adesso mi sento un po' ridicolo.  Però, devo dire che non ho intenzione di ritrattare o di smettere di fare quello che sto facendo. Gli ultimi tre giorni sono stati qualcosa di irripetibile dal punto di vista emotivo, con moments of being ripetuti e fulminei come non mai. 
Sto preparando un post più lungo e impegnato. Ve ne anticipo il titolo: "Perché odio frocioland". Tanto per dire che qui non si va sul personale.

domenica 26 aprile 2009

On a scale from 0 to 10...

Mi ero ripromesso di non scrivere più niente per qualche giorno, ma non sono stato capace di trattenere la mia grafomania. A voi non capita mai di avere bisogno di comunicare qualcosa, non tanto una cosa in particolare? 

Non so, forse su questo punto sto riuscendo abilmente a mentire a me stesso.

Che dire, è stato un fine settimana abbastanza tranquillo, troppo tranquillo per i miei gusti (ennesimo sabato in cui non siamo riusciti ad organizzarci decentemente), eppure foriero di interessanti rivelazioni. 

Sono tornato in bici dopo tanto tempo e, pur avendo perso un bel po' di massa muscolare nelle gambe non posso dire di essermi comportato male. Questo mi soddisfa molto, sì sì. La Fiorentina ha inoltre battuto la tracotante Roma per 4-1, e pur essendo interista non posso che rallegrarmi di questo insperato sussulto di orgoglio viola. E d'altra parte il calcio è bello perché tutto sommato è stupido e divertente... Quando mi ripiglierò al 100% potrei anche cominciare a giocare a calcetto seriously.

Piccola lamentela. Gli amici "sposati". Ora, abbiamo 20 anni. In realtà 21, ma è un'espressione universale dire di avere "20 anni". Ecco, a 20 anni secondo me non è tanto positivo intrattenere relazioni che somigliano molto a prove tecniche di matrimonio e vita coniugale. Trovo un po' deprimente che molti miei amici passino TUTTI i sabati con le proprie ragazze, magari proprio a cena con i suoi o comunque in "famiglia". Cioè, non mi fraintendete. E' bellissimo amarsi e quando ci si ama si cerca anche di passare più tempo possibile insieme, ma a tutto c'è un limite. Piucchealtro, è un peccato rinunciare alla libertà che si potrebbe avere a 20 anni, la libertà di uscire il sabato sera con i propri amici e fare stronzate, fare festini alcolici senza preoccuparsi di quello che accadrà il giorno dopo  - e la notte stessa, perché no. E lo dico io che comunque ho sempre una certa misura in queste cose, salvo quando decido che mi DEVO ubriacare - ma questo capita abbastanza di rado. 
Quello che mi chiedo, in buona sostanza è: cosa farete quando avrete 30 anni e i vostri 20 saranno passati senza che voi siate riusciti a goderveli appieno coi vostri amici? Magari è anche questione di priorità. Alla mia voglia di divertirmi - ripeto, in modo sano - può corrispondere nella gente di cui sto parlando un concetto di divertimento già più "maturo". Ma non lo so, intorno a me vedo anche tanta gente che pur essendo fidanzata riesce ad avere un rapporto equilibrato con il concetto stesso di relazione, più consono alla nostra età, a mio modestissimo parere. E' che a me dispiace poi trovarmi il sabato sera ad ingegnarmi su cosa fare perché i miei amici c'hanno SEMPRE da stare con la donna o con l'uomo (par condicio, dai). Ogni tanto mi viene voglia di cambiare aria e di cominciare a vedere gente meno ansiosa di sperimentare la vita matrimoniale. 

Anche per questo mi riprometto spesso che, la prossima volta che sarò fidanzato, farò il possibile per mantenere un equilibrio soddisfacente. Va bene che l'amore ti piglia e ti fa fare anche tante cavolate, ma almeno ci si può provare. Sarà che poi a me la stabilità di certe cose piace ma fa anche un po' paura, come se fosse anche una rinuncia alla sensazione forte e totalizzante. 

Quanto alle rivelazioni di questo fine settimana, ci sarebbe molto da dire, ma ancora è tutto nebbioso e poco congruente. E devo anche farmi i cazzi miei. Sicuramente devo essere molto grato al fatto di essere, come dire, "interregionale". Una cosa però l'ho capita, credo. A questo mondo non esiste la certezza in certi frangenti, bensì una gradazione variabile di incertezze, di stati di cose più o meno consapevoli. Ciò che è chiaro a chi guarda può non esserlo a chi è guardato. Ciò che in te è consolidato può essere ancora in fieri in chi ti sta di fronte. 
E in ogni caso, il trampolino mi sembra un paio di passi più vicino.

mercoledì 22 aprile 2009

Io e Matteo

Se la memoria non m'inganna, questo non è il primo post che dedico a Matteo. Avevo già scritto qualcosa su di lui, sul vecchissimo blog di livespaces. E' roba vecchia, forse di un paio di anni fa. Eravamo piccoli, eppure oggi non siamo poi tanto diversi. Il cuore è sempre quello. 

A Matteo io voglio un bene puro e semplice, incondizionato e senza tentennamenti. All'università tutti ci conoscono come due entità che passano le giornate rimpallandosi battute allucinanti, giochi da cretini, scherzi e "sketch" a non finire. Se ci penso, gli ultimi due anni li abbiamo passati praticamente sempre fianco a fianco, in mezzo alle persone che ci gravitano intorno e che tentiamo continuamente di coinvolgere nelle cose che facciamo, nel nostro entusiasmo, nella nostra idiozia. A Matteo voglio bene perché ci si può parlare del sesso degli angeli bestemmiando. Ma soprattutto perché non gli leggo mai negli occhi la pesantezza di chi mi giudica, e quando il mio comportamento va sopra le righe e diventa eccessivo, lui mi asseconda come un fratello maggiore, come qualcuno che ha capito che "il ragazzo c'ha da sfogarsi". E sa riportarmi alla realtà senza umiliarmi, quando mi sto rendendo ridicolo. Ma in fondo a Matteo voglio bene per nessuna ragione in particolare, ma semplicemente perché sa che la vita è troppo seria per non riderci sopra. Io non ho mai riso così tanto come in questi due anni, in vita mia. Passo una quantità tempo impressionante a ridere, ogni giorno. 
Eppure non è stato sempre così. Se quando lo conobbi, il primo giorno di liceo, mi avessero detto che sarebbe diventata una delle presenze davvero insostituibili della mia vita, non ci avrei mai creduto. O perlomeno, mi sarebbe stato difficile. La chioma nera riccioluta era sempre quella (a differenza della mia che col tempo s'è un po' ridimensionata...!), ma Matte è sbocciato col passare del tempo. E forse anch'io. Fino al quarto anno di liceo lui per me era l'amico di una persona - un altro nostro omonimo, tanto per essere fantasiosi - che di lì a poco mi avrebbe rovinato la vita e trascinato su un baratro dal quale avrei impiegato due anni per risalire. 
Quando il mondo mi crollò addosso e mi ritrovai da solo, fui finalmente libero di sbocciare, anch'io. E sbocciando trovai piano piano in Matteo e in altre due persone i naturali amplificatori della mia idiozia e della mia parte "dionisiaca" e spensierata. E fu come imparare che le cose possono essere molto più semplici di come appaiono, e che la gente devi conoscerla a viso aperto, senza sovrastrutture, senza costruire niente che possa modificare il tuo aspetto naturale. Alla gente sana non frega assolutamente niente di tutto ciò che non è essenziale. Matteo è così, e io ho imparato tanto da lui, semplicemente osservandolo all'opera e sintonizzandomi col ritmo dei suoi passi. Matteo mi ha salvato da due Mattei. Il primo era il Matteo che aveva stralciato la mia fiducia in certi sentimenti, il secondo era il Matteo che stavo diventando. 

Oggi siamo due idioti che si giostrano le giornate vivendole appieno e traendo dalla vita in viale Morgagni ogni briciola di demenzialità e di condivisione. L'idea di scrivere questo post mi è venuta dopo la giornata di oggi, che ha riassunto appieno tutto quello che siamo in questo momento della nostra vita. Per la prima volta siamo riusciti a stare tutto il pomeriggio insieme a ripetere anatomia per un esame che daremo insieme. Non era mai successo, e sono contento perché è un piccolo segno. E' come se la nostra amicizia fosse maturata in tutto questo tempo, tanto da permetterci di condividere anche le fatiche dello studio, che prima affrontavamo insieme, ma ognuno per conto proprio. E poi le risate con lo Zacca, i siparietti allucinanti in biomedica, le risate a Microbiologia, e le mie esuberanze, e lui che capisce benissimo e mi lascia fare, perché lo sa che per me è difficile resistere a certi urti, che la vita mi lascia sempre agonizzante di felicità e stupore e io a volte non resisto a tutto ciò. Lui lo sa che mi diverto sempre con amore per quello che faccio, che la mia inquietudine nasce dall'esaltazione, e che quando esagero è perché, davvero, all'amore per la vita è difficile resistere e certe cose possono essere tremendamente difficili da esprimere. E allora io mi sento analfabeta e rido, rido, rido, rido, rido. E allora ride pure lui, con quella sua solita benevolenza priva di qualsiasi senso di superiorità, ma semplicemente sincera. 
Te dovevi proprio fare il medico, Matte, perché sei il genere di persona che salva una vita senza accorgersene. E quando glielo fanno notare dice solamente: "Ah... Davvero? Beh, allora bene!"
No, non bene. Benissimo. Benissimo davvero. 

lunedì 20 aprile 2009

Dive [Bombs]

Ci sono cose che non richiedono "tecnica" o "mestiere". A volte bisognerebbe buttarsi e basta, prima che il sole tramonti e il cielo si fonda col mare in un'immensa tela nera. 

domenica 19 aprile 2009

Self-Made Spring

Il concerto del 2 Maggio si avvicina. Gli Heatcliff tornano sul palco dopo mesi di assenza dalle scene, e questa volta saremo in formazione completa. Il luogo è l'Exenzia, a Prato, e sarà un'occasione piuttosto importante dato che si sta ormai imponendo come il locale di riferimento della Scena. Da parte mia sono meno eccitato che in passato. Non so se l'ebbrezza del palco mi sia passata con l'esperienza o se, piuttosto, questa situazione mi stia lasciando un po' indifferente. Tendo a pensare che la verità sia più vicina alla seconda ipotesi... In effetti questo concerto mi è un po' caduto tra capo e collo, anche se è stato fissato da tempo. Prima ero molto più focalizzato sulle attività di una band che, a dirla tutta, risente tantissimo in termini di efficienza del mio umore. Adesso, beh, ho tante cose da fare. Ma soprattutto, ho imboccato con decisione e coraggio la mia strada di studio, quella che piano piano mi sta portando verso un "futuro professionale" che in fondo è già cominciato. Anzi, in fondo, comincia nel preciso istante in cui ti rendi conto che ci stai pensando. 

Insomma, questa volta mi sento un po' sbalzato sul palco, trascinato da chi prima si faceva trascinare dal mio entusiasmo e dalle mie velleità. Se da una parte questo stato d'animo mi fa vedere il concerto sotto un'ottica completamente ridimensionata e poco entusiastica, dall'altra è anche vero che qualsiasi bella sorpresa quella sera avrà un effetto amplificato. Proprio perché non avverto il senso dell'aspettativa dalla serata. Non c'è niente da vincere. Dobbiamo solo suonare per una mezz'oretta, meglio che possiamo, sperando di infilare tutti i passaggi nel modo giusto. Il che comunque non è mai semplice visti i pezzi che scriviamo. 
A dire il vero non so nemmeno se e a chi dirò di venirci a sentire. A parte lo zoccolo duro dei vecchi amici, questa potrebbe essere un'occasione per riunire un bel gruppetto di persone più o meno vicine a me. L'idea mi tenta, ma poi ho paura che vada a finire come di consueto: io troppo preso dalla sistemazione di amplificatori e chitarre, stanco morto... E alla fine dedico mezzo minuto ad ognuno. E io così non ce la faccio, perché ci perderei le ore a parlare coi miei amici, specialmente laddove c'è ancora molto da scoprire. 
E poi permane questo senso di stanchezza, che per esempio non avverto minimamente quando sono all'Università o a studiare in biblioteca. Anzi. Lì sono entusiasta. Non tanto perché studiare il plesso sacrale sia un'attività divertente, quanto perché ormai frequentare questi ambienti comporta l'interazione con persone che mi danno qualcosa di nuovo. Sempre nuovo. E' stupefacente, perché ogni giorno si conosce gente nuova ed escono nuove idee, ogni giorno ho un motivo in più per non tornare a casa dopo le lezioni, come fanno molti, e rimanere a vivere fino all'ultimo minuto la  mia "vita universitaria". Mi piacerebbe che la mia vita lavorativa fosse esattamente così, segnata da persone che mi stimolino in continuazione e che mi sappiano regalare quell'oasi di autenticità e spensieratezza che, come molti sanno, mi è mancata profondamente quando ero più piccolo. Per questo, forse, adesso mi sento molto più "piccolo" di quanto mi sentissi durante gli anni del liceo, e questo mi piace, perchè finalmente posso respirare ed esprimere cose che prima mai e poi mai avrei potuto mostrare con questa libertà. 

Sul concerto ho cambiato idea, mentre scrivevo. Cercherò di portarci un botto di gente. E spaccheremo il culo. Oh.

sabato 18 aprile 2009

Asking is for free.

Soon.

venerdì 17 aprile 2009

"I'm tangled up what can I do?"

Il titolo sottende...

Oggi giornata strana, di pioggia soleggiata. 
Pensavo a molte cose, mai realmente al punto della questione.
Comunque, grazie in particolare ad uno spunto ricevuto in questi giorni, ho ricominciato a riflettere sul mio ruolo all'interno della rete sociale della società in cui sto vivendo. Insomma, alla fine io sono una spalla o un eroe? Per gli altri sono una presenza silenziosa e insostituibile oppure una luce accecante da seguire con un po' di timore e un po' di ammirazione? E' ovvio che esistano le vie di mezzo, ma c'è un momento nella nostra vita in cui apparteniamo a una di queste categorie, o al limite una serie di momenti. Brevi ma sicuramente significativi. Se trovassi un eroe valido, penso che mi sacrificherei. Ma in realtà anche un'intera generazione può fare da "eroe"... Non so, sono confuso. I miei post non sono gli unici che fanno riflettere, you see? 

giovedì 16 aprile 2009

Incipit #3

Come tutte le cose di cui si parla troppo, aveva finito per farsi noia e voltastomaco. E poi era sparita, prontamente rimpiazzata da un nuovo oggetto di entusiasmo. Del quale ovviamente si sarebbe nuovamente finiti per parlare troppo. 

Non era tanto per la fuga di notizie, quella stava iniziando a diventare una costante. Prima o poi avrebbe saputo, prima o poi ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe visto, e immancabilmente altri avrebbero chiesto, e lui avrebbe risposto, perché "alle domande poste con educazione si deve pur dare una qualche risposta" gli ricordava sua madre vestita come nel migliore cliché anni '70, lui che gli anni '70 neppure li aveva visti. 
Non che i meccanismi alla base del quieto esistere gli quadrassero particolarmente. Senza capirlo, applicava da tempo ormai quella strana logica in base alla quale quando non si può avere ciò che si desidera si imparare a desiderare altro, in una catena che si arresta quando volere e potere si trovano a combaciare. E forse neppure allora, perché "vai a sapere quello che c'è dietro a quella felicità" diceva il suo amico,  con un tono che lasciava ampio spazio al dubbio che in fondo "sucker's love is heaven sent", come del resto aveva già teorizzato da tempo una band inglese alla fine degli anni '90. 
E d'altra parte che puoi dire quando vengono lì e piagnucolano che "è terrificante doversi adattare a non volere". Niente puoi dire, perché non puoi privarli del thrill del momento, qualunque cosa tu dica. Tanto, oh, l'istinto di sopravvivenza arriva senza tener conto della volontà di chicchessia e spazza via ogni residuato bellico. Al massimo ogni tanto nella gente trovava scorie del passato, dei desideri che non erano stati soddisfatti e pensava "dovrebbero scriverci -contiene desiderio in tracce" perché a certe cose si può anche essere allergici e poi è un gran casino, credetemi. Pensava.
Quindi se ne sarebbe andata, anche questa. "A meno che" pensava. Lui pensava troppo. Anzi, a volte pensava pure che fosse la vita a pensare troppo a lui. "Eppure..." pensava lui. Pensava sempre. A meno che...

Aperitiviamoci [1st weak spot-enjoy]

Io adoro gli aperitivi.
Sia dal punto di vista "enograstronomico" (lol) che da quello sociale. L'aperitivo è un rito tipico dei nuovi trentenni che sta prendendo piega in modo molto deciso anche tra i nostri coetanei. Io personalmente ne sono un cultore. Quando posso organizzo sempre un aperitivo con i miei amici, e anche come "prima uscita" è una cosa che mi piace molto, se non altro perché ti permette di guardare negli occhi chi hai di fronte, cosa che per esempio camminando non si riesce bene a fare.

L'aperitivo è un'occasione molto particolare perchè sta sempre nel mezzo, tra pomeriggio e cena. E' un momento molto "denso" e isolato, ti ci devi preparare con una certa cura. La gente che va a fare l'aperitivo ha sempre un bell'aspetto. L'aperitivo può anche essere una cosa mondana, ma a me la mondanità non piace, preferisco la Gente, il mondo. Il mio aperitivo ideale, infatti, sarebbe da qualche parte in campagna, su un prato assolato, verso il tramonto. Quando ancora il sole riscalda un po' ma c'è già bisogno di mettersi qualcosa sopra. E rigorosamente col vento che fa venire quel brividino... Poi, vabbè, in mancanza di questi elementi ci si accontenta anche di molto meno, un qualsiasi posto a Firenze - e anche provarne tanti diversi ha un che di bellino.

Dagli aperitivi nascono spesso idee interessanti e ci si conosce meglio che in altre occasioni. La gente parla con una naturalezza che va perduta poco prima di cena. E si riacquista, sbiadita e assonnata, in piena notte.

Onestamente la ragione di questo post mi è oscura. Forse rientra nel discorso del contegno. O forse no. Eheheh... Vado a casa ma lascio la luce accesa.

mercoledì 15 aprile 2009

Sangue di maiale

Io sono bravo ma devo imparare a darmi un contegno. Questa la conclusione principale di oggi.

martedì 14 aprile 2009

Odore di Vape,..

In camera mia c'è un giorno che segna puntualmente la svolta dell'anno. E' come la goccia che fa traboccare il vaso, il granello di sabbia che sposta il perfetto equilibrio di una bilancia. E' il giorno che arriva e dice: "Da oggi in poi si va verso l'estate e il caldo, il freddo invernale è finito!". E so che non avrò più bisogno di maglione, piumino. So che mi scoprirò sempre più spesso sudato e che un po' mi scoccerà. 

E' il giorno in cui entro in camera e sento senza possibilità di errore che mia mamma ha messo su il Vape. Avete presente? E' quell'aggeggio che si usa per mandare via le zanzare, funziona con le piastrine o con una boccetta di liquido, a seconda del modello. Ne hanno commercializzate diverse versioni, ormai sempre più tecnologiche, con promesse di profumi sempre più leggiadri. Eppure, forse anche voi vi sarete accorti che, alla fine, tutti i Vape hanno più o meno lo stesso retrogusto. E' difficile da descrivere, ma credo che nell'intenzione degli inventori ci dovesse essere un qualche velleitarismo floreale... Sa un po' di fiore sintetico, di natura di plastica, un po' profumata e un po' velenosa. Se lo tieni troppo acceso diventa fastidioso.  Ma in effetti le zanzare le manda via sul serio.

Ieri sono entrato in camera e l'odore del Vape mi ha investito in pieno. Nel giro di mezzo secondo mi ha colpito in pieno volto la consapevolezza che abbiamo passato il giro di boa, con tutte le considerazioni che questo poteva comportare. Caldo sole vacanze da definire fissare prenotare esame di anatomia da dare ma vediamo se riesco a dare anche fisiologia e genetica prima di agosto così poi sai che bello tornare a settembre settembre è stupendo se non hai niente da fare non fa abbastanza caldo per star male Ma sono stanco siamo stanchi e tutto pesa quando si passa la boa ed è un grosso problema se penso che tanto altro può ancora succedere ah domani tutto il giorno in laboratorio che sonno una vita senza caffè è possibile ma si arriva la sera che si schianta dal sonno ommioddio e lei che non mi lascia in pace e lui e i suoi ritorni blitz krieg ma essere stanchi è bello perché se non ti spremi quando hai 20 anni quando cazzo lo fai?

Anche oggi odore di Vape. Penso che non mi ci abituerò mai. Ma almeno la notte nemmeno un ronzio.

lunedì 13 aprile 2009

Beato chi non ha tempo

...Perché non avere tempo significa averne fino al collo, e questo è positivo.

Detto questo, domani avrà inizio una settimana a dir poco fiammeggiante. Anzitutto, però, faccio gli auguri a chi darà l'esame di Anatomia I. Forza ragazzi. 
Poi, questa è soprattutto la settimana delle mie attività di laboratorio, e dovrei uscirne con molte competenze in più e con gli occhi pieni di meraviglie come PCR, frazionamento cellulare, PARP, forse addirittura il Cometh assay! Forse resterò un po' indietro su anatomia ma, oh, d'altra parte questo è molto più importante. Non è fumo negli occhi come il 90% di quello che ci propinano a lezione. E basta. Ci vediamo come al solito a Careggi.

sabato 11 aprile 2009

[If we survive] I'd like to say how beautiful I think you are

E' sotto gli occhi di tutti il fatto che questo blog stia vivendo una nuova fase di enigmatico splendore - a seconda dei punti di vista. Ed è altrettanto noto che questo sia un sabato sera. Vediamo di sviluppare questi concetti prima di passare al nocciolo della questione.


La degenerazione aretina della mia parlata, anche, è cosa ormai nota. Colpa dei miei geni made in San Sepolcro. 

Sul primo punto, sospetto che ci sia molto più da dire di quanto non mi venga in mente. Non so se si è capito, ma per me questo particolare blog è soprattutto un esperimento. Un esperimento mirato a fornire suggestioni. E le suggestioni, nella fattispecie, sono costituite dal mio tentativo di fondere le cose che voglio dire con quelle che, irrimediabilmente, non riesco a dire per incapacità intrinseca o per mancanza di "guts". Il risultato sono questi post che alternano con sorprendente disinvoltura passaggi criptici ad aperture quasi "solari" nelle quali forse riesco addirittura a spiegare in una forma quantomeno decente la mia visione del mondo e il mio entusiasmo per le cose che vedo e che mi succedono. Ma il succo è che quando scrivo voglio anzitutto comunicare. A partire dai titoli dei post - quasi mai comunque rivolti ad un interlocutore reale.  Ma sì, voglio comunicare e ricevere feedback. Voglio comunicare per avvicinare la gente a me. O per non lasciar fuggire i moments of being della mia quotidianità - che comunque credo sia la stessa identica cosa. Quindi, occhio.

In secondo luogo, è sabato sera, sì. L'eccessiva motilità del mio colon, tuttavia, mi impone di astenermi dalla consumazione di alcol e dall'allontanarmi dalla sicurezza delle mura domestiche. Insomma, c'ho l'influenza eh. E questo perché nessuno pensi che la mia nerdità biochimica sia ormai oltre i livelli di sicurezza. 

Veniamo dunque al nocciolo, come promesso. Poco fa parlavo con un mio amico di musica e la discussione - una chiacchierata che non ha raggiunto particolari vette di aulicità, come tante altre - era nata dalla sua richiesta di un mio parere su due chitarristi: Slash e Joe Perry. 
Vi faccio intanto presente che la mia scaffalatura Ikea mi è crollata addosso e ho dovuto interrompere la stesura di questo post per portare l'Ordine nel caos generatosi.  Mah...
Dicevo. Ecco, alla fine della discussione il mio amico ha fatto un commento che suonava più o meno così: "Beh sì... In effetti tu sei più orientato sul metal... Io invece sono più fedele alle vecchie glorie del rock classico...". Questa sua uscita mi ha dato modo di riflettere su qualcosa di veramente banale: alla gente piacciono cose diverse. Questo è particolarmente evidente quando si parla della cavità nella quale... ci siamo capiti. Ma, battutacce scontate a parte, è effettivamente pazzesco. Sì, perché il fatto che a due persone possano piacere, per esempio, due stili musicali completamente differenti, implica una considerazione a monte: in quelle due persone certe reazioni emotive che determinano il "piacere" hanno dei "pathway di attivazione" differenti. E questo è molto affascinante dal mio punto di vista, perché spesso mi rendo conto di essere davvero molto curioso di scoprire cosa trovano gli altri nelle cose che amano. Non sempre ci riesco, perchè in fondo anche questa è una delle tante barriere imposte dall'incomunicabilità che di fatto regna tra gli individui. Però ogni tanto penso che ci si possa arrivare vicini, e allora è molto bello. Senti proprio il "sapore" dell'altro. E ogni tanto te ne innamori pure.

giovedì 9 aprile 2009

3 minutes older

Avrei voluto trovare un video su youtube con questa canzone come sottofondo, perché sarebbe stato bello metterla qua, a ornare questo post - a dire il vero un po' premeditato. Ma non l'ho trovato. "3 Minute older" degli A Toys' Orchestra, band italiana semisconosciuta. Me la fece conoscere un mio caro amico, in un momento che non è più tornato.


"When this song will end I'll be 3 minutes older"

Dice la canzone. E' una verità talmente fondamentale da risultare scontata e allo stesso tempo estraniante ed incredibile. Pensarci è come rendersi conto di avere gli occhiali in testa dopo un'ora passata a cercarli, disperando ormai della loro sorte. Quando avrò scritto questo posto sarò un quarto d'ora più vecchio. E non sarò più come prima. I cambiamenti avvengono così, si diventa minutes older senza rendersene conto. Il cambiamento nel frattempo è lì, si sta preparando, minuto su minuto. Poi un giorno ti colpisce perché i minuti sono diventati troppi. E ti sembra di essere cambiato di punto in bianco, quando invece stavi mutando ad ogni canzone che finivi di ascoltare. Inevitabile pensare al panta rhei eracliteo. Ma quello a cui sto pensando è meno abissale, illusoriamente meno ineluttabile e più malinconico. 
La vita è fatta di strade e di coincidenze. Indubbiamente. Gran parte di quello che ci succede è frutto di una combinazione di eventi largamente indipendente dalla nostra volontà, è un dato di fatto. E lo sapete qual è la cosa buffa? Che saperlo non cambia niente. Tranne, forse, renderci più malinconici, di una malinconia positiva, simile alla nostalgia. Ci si affeziona. E secondo me aiuta anche ad essere felici. 
Ogni situazione della nostra vita dal momento che si presenta è l'unica possibile. E non voglio parlare di destino, assolutamente. Voglio solo dire che vivere significa anche, se non soprattutto, escludere tutte le possibilità tranne una. E' una rinuncia costante a tutte le cose meno una. In quei tre minuti di "invecchiamento" abbiamo continuato a differenziarci, individuandoci in qualcuno, in qualcuno che siamo noi. Che stiamo diventando noi. D'altra parte questa vale anche per le cellule prese singolarmente. Il differenziamento non è altro che la rinuncia ad esprimere determinati geni a favore di altri. Non si può fare tutto. Spesso si può fare una cosa sola. E questo, se volete, rende ancora più bello vivere. Oh, bisogna essere forti per rinunciare continuamente. E bisogna anche essere orgogliosi di quello che possiamo fare per scegliere, quando ci è concesso. 

Poi ci sono le occasioni perse. I treni che vediamo partire restando impalati sul marciapiede del binario. Anche quelli sono un po' malinconici. Però di buono c'è che a perdere i treni si è sempre in molti, e si fa amicizia in attesa di quello successivo. Certe persone mi piacciono e mi incuriosiscono incredibilmente. E sono 15 minuti più vecchio. Ahiai...

mercoledì 8 aprile 2009

I would like to introduce you [to the finer things]

Dire che la vita è bella è una cosa molto meno banale di quanto non sembri. 

Soprattutto per uno che ama la bellezza e odia gli esteti. 

Una brevissima conversazione avuta ieri mi ha fatto mettere a fuoco un dettaglio tutt'altro che trascurabile. Ok, adesso la prenderò larga, ma cercate di seguirmi. Chi mi conosce poco, magari solo di vista, tende a pensare che io sia una persona molto rigida e che mi porti dentro una sorta di rabbia mista a irritazione. Tendo a mettere un po' in soggezione le persone. But this is not the case. Sono una persona a dir poco senza filtri. Nel senso che sono incapace di sviluppare un contegno alle mie emozioni, tanto da farle sempre trasparire come le bollicine nella birra chiara. A volte la mancanza di filtri può essere difficile da gestire, perchè spinge ad adottare comportamenti bizzarri e ad esprimersi in modo contorto e criptico: una forma di ultima, disperata difesa nei confronti di un pericolo già imminente. Però, devo dire che a me piace l'idea di prestarmi bene alla lettura da parte degli altri. E il motivo è che credo di poter essere una lettura abbastanza interessante, e che credo fermamente che una vita in cui non ci si concede agli altri sia per buona parte sprecata - fermo restando che il permanere di territori noti soltanto a noi stessi è fondamentale. 
Questo preambolo, per giungere ad un dato di fatto: un mio lato che tende spesso a scontrarsi con persone, cose e situazioni è la mia ossessione, a tratti donchisciottesca, per la "giustizia". Intesa in senso "cosmico", e applicata anche laddove il concetto stesso risulta risibile, fuori luogo, paradossale, palesemente inapplicabile. A volte ce l'ho col mondo perché le cose vanno male. A volte ce l'ho con certe persone perché le trovo meschine e misere, e perché so che un domani saranno le stesse che dovrò combattere per raggiungere i miei obiettivi - chiamiamoli pure sogni. 
Sono anche estremamente orgoglioso, di tante cose. Forse un pochino presuntuoso perché penso sempre di avere cose importanti da dire, quando invece posso solo dire cose già dette, o comunque cose normali, di tutti i giorni. E non capisco che questo non pregiudica la dignità di quello che dico. 
In ogni caso, tendo spesso a partire per crociate contro mulini a vento. Generiche categorie di individui, generiche ingiustizie, ordinaria amministrazione.

Ecco, basta. Da oggi basta combattere. Piuttosto, voglio fare. Costruire la mia alternativa a ciò che non voglio vedere. Per molti questa è una considerazione banale, già acquisita. Per me non lo era. 

E comunque, simple discourse breaks you clean, simple discourse breaks you clean in half.