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mercoledì 22 aprile 2009

Io e Matteo

Se la memoria non m'inganna, questo non è il primo post che dedico a Matteo. Avevo già scritto qualcosa su di lui, sul vecchissimo blog di livespaces. E' roba vecchia, forse di un paio di anni fa. Eravamo piccoli, eppure oggi non siamo poi tanto diversi. Il cuore è sempre quello. 

A Matteo io voglio un bene puro e semplice, incondizionato e senza tentennamenti. All'università tutti ci conoscono come due entità che passano le giornate rimpallandosi battute allucinanti, giochi da cretini, scherzi e "sketch" a non finire. Se ci penso, gli ultimi due anni li abbiamo passati praticamente sempre fianco a fianco, in mezzo alle persone che ci gravitano intorno e che tentiamo continuamente di coinvolgere nelle cose che facciamo, nel nostro entusiasmo, nella nostra idiozia. A Matteo voglio bene perché ci si può parlare del sesso degli angeli bestemmiando. Ma soprattutto perché non gli leggo mai negli occhi la pesantezza di chi mi giudica, e quando il mio comportamento va sopra le righe e diventa eccessivo, lui mi asseconda come un fratello maggiore, come qualcuno che ha capito che "il ragazzo c'ha da sfogarsi". E sa riportarmi alla realtà senza umiliarmi, quando mi sto rendendo ridicolo. Ma in fondo a Matteo voglio bene per nessuna ragione in particolare, ma semplicemente perché sa che la vita è troppo seria per non riderci sopra. Io non ho mai riso così tanto come in questi due anni, in vita mia. Passo una quantità tempo impressionante a ridere, ogni giorno. 
Eppure non è stato sempre così. Se quando lo conobbi, il primo giorno di liceo, mi avessero detto che sarebbe diventata una delle presenze davvero insostituibili della mia vita, non ci avrei mai creduto. O perlomeno, mi sarebbe stato difficile. La chioma nera riccioluta era sempre quella (a differenza della mia che col tempo s'è un po' ridimensionata...!), ma Matte è sbocciato col passare del tempo. E forse anch'io. Fino al quarto anno di liceo lui per me era l'amico di una persona - un altro nostro omonimo, tanto per essere fantasiosi - che di lì a poco mi avrebbe rovinato la vita e trascinato su un baratro dal quale avrei impiegato due anni per risalire. 
Quando il mondo mi crollò addosso e mi ritrovai da solo, fui finalmente libero di sbocciare, anch'io. E sbocciando trovai piano piano in Matteo e in altre due persone i naturali amplificatori della mia idiozia e della mia parte "dionisiaca" e spensierata. E fu come imparare che le cose possono essere molto più semplici di come appaiono, e che la gente devi conoscerla a viso aperto, senza sovrastrutture, senza costruire niente che possa modificare il tuo aspetto naturale. Alla gente sana non frega assolutamente niente di tutto ciò che non è essenziale. Matteo è così, e io ho imparato tanto da lui, semplicemente osservandolo all'opera e sintonizzandomi col ritmo dei suoi passi. Matteo mi ha salvato da due Mattei. Il primo era il Matteo che aveva stralciato la mia fiducia in certi sentimenti, il secondo era il Matteo che stavo diventando. 

Oggi siamo due idioti che si giostrano le giornate vivendole appieno e traendo dalla vita in viale Morgagni ogni briciola di demenzialità e di condivisione. L'idea di scrivere questo post mi è venuta dopo la giornata di oggi, che ha riassunto appieno tutto quello che siamo in questo momento della nostra vita. Per la prima volta siamo riusciti a stare tutto il pomeriggio insieme a ripetere anatomia per un esame che daremo insieme. Non era mai successo, e sono contento perché è un piccolo segno. E' come se la nostra amicizia fosse maturata in tutto questo tempo, tanto da permetterci di condividere anche le fatiche dello studio, che prima affrontavamo insieme, ma ognuno per conto proprio. E poi le risate con lo Zacca, i siparietti allucinanti in biomedica, le risate a Microbiologia, e le mie esuberanze, e lui che capisce benissimo e mi lascia fare, perché lo sa che per me è difficile resistere a certi urti, che la vita mi lascia sempre agonizzante di felicità e stupore e io a volte non resisto a tutto ciò. Lui lo sa che mi diverto sempre con amore per quello che faccio, che la mia inquietudine nasce dall'esaltazione, e che quando esagero è perché, davvero, all'amore per la vita è difficile resistere e certe cose possono essere tremendamente difficili da esprimere. E allora io mi sento analfabeta e rido, rido, rido, rido, rido. E allora ride pure lui, con quella sua solita benevolenza priva di qualsiasi senso di superiorità, ma semplicemente sincera. 
Te dovevi proprio fare il medico, Matte, perché sei il genere di persona che salva una vita senza accorgersene. E quando glielo fanno notare dice solamente: "Ah... Davvero? Beh, allora bene!"
No, non bene. Benissimo. Benissimo davvero. 

2 commenti:

Veggie ha detto...

Sono semplicemente bellissime queste parole... Le ho lette e rilette stasera... Perchè è così bello sapere che al mondo esistono anche persone così... Amici con la "A" maiuscola... e anche con tutte le altre lettere maiuscole, in effetti...
Non so perchè, ma se potessi tornare ad avere fiducia negli altri, ecco, questo è un post che potrebbe ridarmi fiducia negli altri...

Shunran ha detto...

Secondo me avere fiducia negli altri può essere una conquista; io stesso non avevo tutta la fiducia che ho adesso (che comunque, credimi, non è poi esagerata, forse perché tendo spesso all'egocentrismo). Si impara, magari anche avendo la fortuna di conoscere persone valide. Ecco sì, quello aiuta, tanto.