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giovedì 16 aprile 2009

Incipit #3

Come tutte le cose di cui si parla troppo, aveva finito per farsi noia e voltastomaco. E poi era sparita, prontamente rimpiazzata da un nuovo oggetto di entusiasmo. Del quale ovviamente si sarebbe nuovamente finiti per parlare troppo. 

Non era tanto per la fuga di notizie, quella stava iniziando a diventare una costante. Prima o poi avrebbe saputo, prima o poi ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe visto, e immancabilmente altri avrebbero chiesto, e lui avrebbe risposto, perché "alle domande poste con educazione si deve pur dare una qualche risposta" gli ricordava sua madre vestita come nel migliore cliché anni '70, lui che gli anni '70 neppure li aveva visti. 
Non che i meccanismi alla base del quieto esistere gli quadrassero particolarmente. Senza capirlo, applicava da tempo ormai quella strana logica in base alla quale quando non si può avere ciò che si desidera si imparare a desiderare altro, in una catena che si arresta quando volere e potere si trovano a combaciare. E forse neppure allora, perché "vai a sapere quello che c'è dietro a quella felicità" diceva il suo amico,  con un tono che lasciava ampio spazio al dubbio che in fondo "sucker's love is heaven sent", come del resto aveva già teorizzato da tempo una band inglese alla fine degli anni '90. 
E d'altra parte che puoi dire quando vengono lì e piagnucolano che "è terrificante doversi adattare a non volere". Niente puoi dire, perché non puoi privarli del thrill del momento, qualunque cosa tu dica. Tanto, oh, l'istinto di sopravvivenza arriva senza tener conto della volontà di chicchessia e spazza via ogni residuato bellico. Al massimo ogni tanto nella gente trovava scorie del passato, dei desideri che non erano stati soddisfatti e pensava "dovrebbero scriverci -contiene desiderio in tracce" perché a certe cose si può anche essere allergici e poi è un gran casino, credetemi. Pensava.
Quindi se ne sarebbe andata, anche questa. "A meno che" pensava. Lui pensava troppo. Anzi, a volte pensava pure che fosse la vita a pensare troppo a lui. "Eppure..." pensava lui. Pensava sempre. A meno che...

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