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domenica 24 maggio 2009

To be myself in May

Soundtrack raccomandata: http://www.youtube.com/watch?v=MkSSq2G4zrk

Sono giorni strani. 
Mia sorella ha compiuto 18 anni, e non me ne sono quasi accorto. Eppure tra pochi mesi saremo già in lotta per chi dovrà prendere la macchina figa il sabato sera. E mi sei cresciuta addosso, Assia, adesso è sempre più difficile vedere in te la bambina con cui giocavo quando, a dire il vero, ero anch'io un bambino. E chissà tu cos'hai pensato di me, ne ho fatte di cose strane, assurde, pazze in questi anni. Ho pure un po' meno capelli di quando giocavamo insieme sulla spiaggia dalla nonna. 

Domani farò una cosa ancora più strana. Farò lezione. Va bene che parlare di lezione nel vero senso del termine è in qualche modo errato - sarà tutto molto più informale, ma io l'ho presa comunque molto sul serio. E il perché lo posso solo immaginare. Questa doveva essere la mia last resort nel caso l'incomunicabilità o la sfiga mi impedissero di comunicare. E invece ho comunicato, e nemmeno tanto male. Quindi non mi dovrò presentare, domani, quando salirò sul palchetto dell'aula grande del Cubo. Potrò solo dire: "Molti di voi li conosco già". E per gli altri domani sarò per un paio d'ore Matteo, il ragazzo con la maglietta verde che ci ha fatto il sangue e che ci farà il tessuto nervoso venerdì prossimo. Ma ci arrivo molto meglio di quanto potessi sperare, avendo fatto e detto cose che davvero vanno oltre le mie aspettative. E sto diventando meno Shunran, meno uragano primaverile... Adesso sono più Harukaze, vento di primavera. Arrivo e non faccio più terra bruciata. Meno personaggio e più persona. Questa è la direzione che voglio seguire. Tanto è inutile mirare a sconvolgere, perché farsi volere bene è un'altra cosa. Chi sconvolge spesso risulta inaccessibile, e io voglio essere normale. Ne ho già fin troppi di tratti che mi fanno sembrare inaccessibile, crearmene di altri proprio non m'interessa.

Ma diventare harukaze è impossibile da soli. Per cambiare le carte in tavola bisogna che ne valga la pena. Ci vuole gente da conquistare, cuori da vincere, anime da esplorare, cose da fare, da organizzare, l'ipotesi di un futuro esaltante, l'idea della scoperta senza fine, del pericolo reale, ci vuole il diritto di essere infelici ( right, John?). Per questo devo dire che quest'anno ho avuto un'autentica botta di culo - senza doppi sensi, please. Perché la voglia di provare a cambiare le carte in tavola è arrivata di pari passo con tanti nuovi volti, tre o quattro dei quali veramente belli. E che cavolo ci dovrebbe essere nella vita di più importante se non l'espansione delle connessioni, l'approfondimento della rete, il vero incontro? L'esporsi al pericolo con la propria faccia. Ridendoci su, perché volerlo fare è fottutamente normale.

Poi c'è chi pensa che normale sia rivelare avvenuti suicidii a tavola. Tra i crostini e la pizza. E che faremo per contrastarli? Non li contrasteremo perché vivono una vita che gira su stessa e su se stessa ritorna. Mentre noi vogliamo andare avanti e costruire la città in cui vogliamo vivere.

Poi ci sono gli sconvolgimenti di fronte, i granchi colossali, le sorprese inaspettate, i rides, le coincidenze, i disegni, le cose che non pensavi fossero così, le cose che non pensavi fossero possibili, le cose che non pensavi fossero così facili, le cose che non pensavi avresti mai dovuto mettere in dubbio. Gli incontri che sembrano "fated", gli incontri che sembrano dire "at last", gli incontri che sembrano mormorare "E finora dov'eri?". E poi in generale c'è la vita che va e macina chilometri a una velocità tale da farti viaggiare veloce ma dandoti la possibilità di apprezzare il paesaggio che cambia, e magari anche il cielo che va verso il crepuscolo. E tutte queste cose sono legate, perchè succedono insieme solo quando hai deciso che è ora di buttarti in profondità nella vita e nei rapporti con la gente. Non esistono coincidenze, non esistono incontri voluti dal fato, non esistono granchi, quasi tutto è possibile, molte cose sono facili, solo la morte è certa. Sei tu che attribuisci alle cose un valore simbolico proporzionale a quanto la bellezza della vita si faccia sentire bruciante sulla tua pelle. E soprattutto, sbagliare non è un errore, come dicono i Super Beaver (machigau koto wa machigai ja nai). 

Domani faccio lezione e non ce ne sarà per nessuno.
Dopodiché comincia tutto, ora penso di essere pronto per affrontare un paio di questioni e, finalmente, provare a crescere. E poi, voglio vedere cosa farete voi.


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